Roma Capitale: caos ed illegittimità negli incarichi dirigenziali – la CISL scrive al Sindaco Stampa
Roma Capitale

La passata settimana l’O.S. CISL di Roma ha inviato al Sindaco Ignazio Marino una lettera aperta con la quale ha pesantemente stigmatizzato il comportamento dell’Amministrazione nei confronti della dirigenza capitolina, con una gestione pesantemente irregolare degli incarichi, che peraltro determina una situazione di confusione generale del Comune, che si sta vieppiù aggravando con grave nocumento per i servizi da garantire ai cittadini. Di seguito il testo della lettera trasmessa.

Gentile Sindaco, nel suo programma elettorale intitolato “Roma è vita” con il quale Lei è stato eletto Sindaco di questa città a proposito della trasparenza e dei dipendenti capitolini scriveva quanto segue:

Punto 3. Pag. 19 Un patto per la trasparenza: Dopo i cinque anni di Alemanno l’amministrazione comunale deve cambiare direzione di marcia. Dobbiamo ripartire dalla prima “risorsa” che abbiamo a disposizione: i lavoratori e le lavoratrici dell’amministrazione comunale, (…) che hanno lavorato con generosità affinché la macchina amministrativa non collassasse. La destra ha guidato in questi anni una campagna di continua denigrazione e delegittimazione dei lavoratori pubblici: ricordiamo beni  gli insulti gratuiti (…), le offensive generalizzazioni contro “fannulloni ed assenteisti”. Intanto la crisi colpiva duro: retribuzioni bloccate, assunzioni e carriere congelate, (…).

In Italia non ci sono troppi dipendenti pubblici, tutte le statistiche, in Europa o in ambito Ocse, lo confermano – ma spesso sono mal distribuiti e male organizzati.

Il contributo dei dipendenti dell’amministrazione è determinante per cambiare la città, per renderla più vivibile, solidale e trasparente nella gestione.

Cambiamo tutto a partire da:

  • investire nella qualità della progettazione e della spesa e sulla stabilità del lavoro;
  • investire sulle competenze interne. Ridare dignità alle competenze e alle capacità dei lavoratori dell’amministrazione comunale e tornare a investire sulla formazione del personale e dei dirigenti;
  • ridurre le consulenze esterne a casi eccezionale e motivati. In troppi casi sono state causa di sperpero di denaro pubblico.

Un programma che tanti lavoratori dell’Amministrazione capitolina hanno condiviso e al quale con fiducia hanno creduto, ma che tuttavia è stato rapidamente disatteso, andando a realizzare proprio quelle azioni che nello stesso si stigmatizzavano fortemente, come nel caso del trattamento riservato alla dirigenza, con dichiarazioni alla stampa ove si proclama prima la mediocrità del dipendente capitolino, lo si accusa poi di assenteismo e da ultimo si giunge ad affermare “che a Roma è la burocrazia che prospera, che il sistema di Mafia Capitale aveva agganci ovunque nella macchina capitolina. Oggi dobbiamo parlare di microtangenti ai burocrati e di briciole ai politici”.

Tuttavia la sua nuova Amministrazione fin dall’insediamento ha avviato una “politica” di conferimento degli incarichi al personale con qualifica dirigenziale segnata da irregolarità, fattesi nel tempo sempre più gravi. Al principio gli incarichi dirigenziali sono stati affidati con modalità di breve durata per periodi compresi tra uno e due anni, ma ciò poteva essere giustificato nel breve periodo dalla necessità di conoscere le persone, gli uffici e dover poi procedere alla riorganizzazione della struttura.

Nel corso di due anni la sua amministrazione ha tuttavia proceduto all’adozione di ben dieci delibere di  riorganizzazione degli uffici, con una media di circa una ogni due mesi, che da fenomeno ponderato e di medio periodo è divenuto viceversa un fattore di continua movimentazione generale.

Tale situazione ha determinato e sta determinando come conseguenza, rilevanti criticità nel funzionamento dei servizi e una situazione di precarizzazione del ruolo e delle funzioni della dirigenza, organo gestionale dell’ente ai sensi degli artt. 15,16, 17 del D.lgs. 165/2001 smi e dell’art. 107 del D.lgs. 267/200 smi - senza precedenti - che comporta un’evidente sudditanza dei dirigenti agli organi politici esecutivi (Sindaco ed Assessori), che affievolisce l’imparzialità e l’autonomia dell’agire amministrativo, all’interno della cornice normativa vigente, che recentemente anche il Presidente dell’Autorità Anticorruzione ha direttamente rilevato proprio nel caso specifico dell’Ordinanza Sindacale 18 del 26.1.2015 con la quale veniva nominato il nuovo Direttore della “Direzione Integrità, trasparenza e semplificazione”.

Nonostante questo rilievo dell’ANAC, Lei ha comunque continuato non solamente ad affidare incarichi di direzione ai dirigenti, inferiori ai tre anni minimi previsti dalla legge e dallo stesso Regolamento di organizzazione, la cui ultima versione complessiva approvata dalla sua stessa giunta, è la delibera n. 348 dello scorso 15 dicembre 2014, ma è giunto addirittura a creare il nuovo istituto degli ”incarichi in via temporanea” della durata di due o tre mesi, come nel caso delle ordinanze n. 47, 49, 50, 51, 52, ecc.

Tali affidamenti sono stati a volte giustificati con l’esigenza di provvedere a riorganizzazioni degli uffici e servizi dell’Amministrazione, che peraltro a distanza di due anni dall’avvio della nuova consiliatura sembrano ormai poco giustificabili come emergenza, apparendo invece come una modalità consolidata di gestione del personale apicale dell’ente.

Ciò è suffragato dal fatto che vi è anche un proliferare di Uffici di Scopo di cui all’art. 14 comma 4 del Regolamento di organizzazione del. G.C. 348/2014, la quale prevede che con Ordinanza del Sindaco possono essere istituiti per “necessità e/o urgenza programmatica”. Gli Uffici di Scopo hanno come caratteristica pertanto quella dell’eccezionalità, in quanto vengono costituiti per affrontare situazioni di urgenza e temporaneità, per i quali non si può ricorrere allo strumento della deliberazione della Giunta Capitolina ma occorre invece un’Ordinanza Sindacale.

Tuttavia tali uffici durano invece mesi od anni, facendo così venir meno la supposta caratteristica d’urgenza che era alla base della loro istituzione, in realtà gli Uffici di Scopo sono diventati delle realtà organizzative, che stanno proliferando in maniera significativa, costituite d’urgenza allo scopo di “parcheggiare” i dirigenti a cui non si sa quale incarico affidare, per le ragioni più disparate. In tal modo i dirigenti vengono così “appesi” in situazioni di “limbo amministrativo”, mentre nel contempo si procede ad effettuare assunzioni di dirigenti esterni a tempo determinato o tramite l’istituto del comando da altri enti pubblici.

In tutte le ordinanze sindacali di incarico non si ravvedono poi le motivazioni previste obbligatoriamente dalla legge e dal Regolamento di organizzazione, cosa che li rende in tal modo irregolari se non illegittimi. Mai nel conferimento degli incarichi viene citata una verifica puntuale della coerenza del curriculum professionale del dirigente interessato, tant’è che si giunge a scrivere in alcune ordinanze che “(…) tenuto conto della necessità di procedere alla riconsiderazione degli incarichi (…) favorendo l’acquisizione da parte dei dirigenti di esperienze in diversi ambiti funzionali dell’Amministrazione”, per poi nella stessa affermare successivamente che “valutata la specificità delle funzioni occorre individuare un dirigente con profilo specialistico”, in tal modo un dirigente laureato in biologia del settore dell’ambiente viene inviato a dirigere un museo.

A quando avremo il piacere di assistere all’assegnazione di dirigenti ad esempio della Ragioneria per ricoprire il ruolo di dirigente di qualche gruppo della Polizia Municipale e viceversa, come d’altra parte ci insegna l’incarico di Direzione del Mercato dei Fiori affidato all’ex Comandante della Polizia di Roma Capitale?

Altro aspetto di questa situazione di “originalità amministrativa” sono le continue delibere con le quali, sempre in presenza di motivazioni assenti o perlomeno di consistenza aleatoria, si modifica a piacimento degli amministratori la struttura organizzativa degli uffici e servizi capitolini, dove in diversi casi allo scopo di far decadere prima del dovuto gli incarichi dirigenziali in essere, si provvede alla mera ridenominazione delle Direzioni, in modo da renderle incoerenti con le precedenti ordinanze d’incarico, che così vengono meno, come nel caso della recente deliberazione di G.C. n. 62/2015, riguardante ad esempio la Sovrintendenza Capitolina.

A ciò si aggiunge poi, non secondariamente, la questione della mancata verifica interna all’Amministrazione dei dirigenti in possesso delle necessarie professionalità, nonostante sia esplicitamente prevista dall’art.19 del D.lgs. 165/2001 smi ed ancor più dettagliatamente dall’art. 38 della del. G.C. n. 348 del 15.12.2014, senza contare il verbale d ‘intesa sottoscritto tra Amministrazione Capitolina ed OO.SS.del 20 gennaio 2010 che impegnava l’Amministrazione “(…) ad assicurare la valorizzazione delle risorse dirigenziali interne all’Amministrazione”, visto quanto peraltro previsto dall’art. 21, comma 1, della legge 18 giugno 2009, n. 69 e dalle relative circolari del Ministero della Funzione Pubblica.

Gentile Sindaco non rileva alcuna discrasia tra questa realtà e il suo già citato patto con i cittadini e i dipendenti di Roma Capitale, quando affermava che la prima “risorsa” che abbiamo a disposizione per far ripartire la città sono i lavoratori e le lavoratrici dell’Amministrazione Comunale?

Per quanto sopra detto, rilevate le difformità dei provvedimenti adottati in particolare modo per quanto concerne le Ordinanze Sindacali con le quali vengono conferiti gli incarichi ai dirigenti dell’Amministrazione Capitolina e gli atti con cui si continuano ad assumere dirigenti esterni all’Amministrazione pur in presenza di idonee professionalità, che hanno avuto accesso a tale qualifica a seguito di concorso pubblico, la invitiamo a revocare i predetti provvedimenti per grave vizio nei contenuti, nella motivazione e nell’evidente contrasto con quanto previsto dalla vigente legislazione e dai regolamenti capitolini stessi, a riformulare le predette ordinanze con motivazioni adeguate, prevedendo la durata degli incarichi per i tre anni minimi previsti.

 
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