Attualità: In arrivo le norme anti-spreco, donazioni più facili e senza ostacoli fiscali. Stampa
Attualità

Regole chiare, risparmio più facile. In occasione della 2a Giornata Nazionale contro lo spreco alimentare è stato annunciato l’arrivo di una nuova normativa sugli alimenti invenduti. Il documento è frutto di un anno di lavori della Consulta Pinpas (Piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare), l’assemblea di oltre 200 protagonisti della filiera agroalimentare italiana convocata un anno fa a Roma da ministero dell’Ambiente con la collaborazione Last Minute Market e il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari (Distal) dell’Università di Bologna. Le linee direttrici, anticipate dal position paper già disponibile sul web (leggi qui il testo), spiegano che la normativa servirà a «favorire e incentivare la donazione delle eccedenze e dei prodotti alimentari invenduti lungo la filiera, attraverso la semplificazione, razionalizzazione e armonizzazione del quadro di riferimento – procedurale, fiscale, igienico-sanitario – che disciplina il settore». In altre parole, fare ordine nella selva di ostacoli fiscali, burocratici e culturali che hanno rallentato l’armonizzazione delle regole per iniziative antispreco. L’obiettivo è l’entrata in vigore entro il 2015, l’anno di un Expo che non poteva presentarsi con biglietto da visita più attuale: l’alimentazione, «Nutrire il pianeta, energia per la vita».

In Italia sprecati 8,1 miliardi di cibo l’anno

In Italia servono strumenti più chiari per la lotta allo spreco? Stando ai numeri emersi finora, la risposta sembra essere di sì. Dati dell’osservatorio Last Minute Market parlano di uno spreco alimentare domestico annuo pari all’equivalente di 8,1 miliardi di euro l’anno, quanto basta per far perdere alle singole famiglie 500 euro l’anno. Quindi scatterà l’iniziativa promossa dalla stessa Last Minute Market e dalla campagna europea «Un anno contro lo spreco» con il Distal dell’Università di Bologna: il Diario domestico dello spreco alimentare. Un campione rappresentativo di famiglie italiane sarà coinvolto in un monitoraggio scientifico del cibo sprecato. L’esperimento sarà realizzato in una settimana dell’aprile 2015 e presenta una metodologia più solida delle piattaforme adottate in precedenza: il conteggio non è di “percezione” ma effettivo e include tra gli sprechi il cibo smaltito negli scarichi domestici o dato da mangiare agli animali. I risultati sono attesi per il 5 giugno, Giornata Nazionale dell’Ambiente.

Tecnologie antispreco, “curiosi” 4 italiani su 5. I più spreconi? I giovani

E a proposito: gli italiani quanto sono “educati” sull’argomento? Una ricerca a cura di Waste Watcher – Knowledge for Expo, l’osservatorio attivato da Last Minute Market con Swg, cerca di rispondere da una prospettive inusuale: le tecnologie domestiche al servizio di prevenzione e riduzione degli sprechi. Quattro italiani su 5 si dicono “incuriositi” dalle nuove tecnologie ed eleggono il cosiddetto frigo intelligente – capace di indicare le date di scadenza dei prodotti – come una tra le soluzioni più accessibili. Poco meno di uno su

cinque, il 19%, si dichiara invece “impaurito” o comunque poco familiare con tutto quello che gravita nei sistemi smart.

Quanto ai comportamenti, la maglia nera del caso va ai giovani: è il 63% degli intervistati a indicarli come spreconi, contro il 22% che accusa i cittadini di mezza età e il 2% che pensa agli anziani. Più di 8 intervistati su 10 condividono il messaggio finale, la richiesta di una maggiore sensibilizzazione alimentare in luoghi pubblici e scuole. Senza escludere quelli che la ricerca ha evidenziato come i “luoghi dello spreco” per eccellenza: mense, supermercati e ristoranti.

Pasto buono, 200mila pasti (e 600mila euro) recuperati in un anno Luoghi dello spreco, sì. A meno che qualcuno non inverta il fenomeno: ci sonodiverse iniziative, una di queste è Qui Foundation, la onlus di Qui Group. La sua iniziativa Pasto Buono ha permesso di recuperare l’equivalente di 200mila pasti nel 2014. La cifra non passa inosservata, ma potrebbe allargarsi ancora: una ricostruzione della Fondazione ha stimato che se le 350mila attività donassero a fine giornata i propri pasti invenduti (22), si potrebbero generare 7 milioni di pasti al giorno. Per ora la Onlus ha effettuato la distribuzione a Genova, Palermo, Roma, Cagliari a Firenze. A marzo sbarcherà a Milano. Poi Bari, Olbia, Trieste…

Ma come funziona il meccanismo? Lo spiega al Sole 24 Ore Paolo Arrigoni, segretario di Qui Foundation: «L’obiettivo di Pasto Buono è far incontrare domande e offerta di cibo sano in eccedenza. Noi mettiamo in contatto ristoratori e GDO con chi ne ha bisogno». L’attività, spiega Arrigoni, si basa su tre step: «Uno, creiamo un network di grande e piccola ristorazione, dalla Gdo ai singoli esercenti, perché donino il proprio cibo – dice Arrigoni – L’esercente ne guadagna perché paga meno, ha un beneficio fiscale e garantisce alla clientela che non riciclerà il cibo. Due, attiviamo una rete territoriale circoscritta e solidale che si occupi di logistica, trasporto e distribuzione in centri come Onlus». E il terzo? «Pasto buono in famiglia. Si individuano le famiglie che hanno bisogno, facendo in modo che vadano a ritirare direttamente dall’esercente il pasto. È un progetto elastico e viene incontro a chi ha qualche esitazione nel rivolgersi alle mense sociali. In questo caso, le persone fisiche». La vena di fondo solidale, come è ovvio. Ma Pasto Buono, spiega Arrigoni, non è “solo” un’opera di volontariato: «Consideriamo solo che 200mila pasti equivalgono a un ritorno di 600mila euro. Si attiva così un circolo virtuoso tra risparmio ecologico, economico e di equa distribuzione delle risorse. È un tema non solo solidaristico, ma di natura sociale e di impatto economico». Se si parla di spreco e lotta allo spreco, il gap da colmare è ampio.

La “ricetta” che può cambiare il trend, al di là della normativa in arrivo? La comunicazione: «C’è molta attenzione, è vero, ma anche molta ignoranza. Alcuni esercenti sono spaventati perché temono conseguenze penali. A volte la legislatura è così arzigogolata che si preferisce buttare nella spazzatura cibo sano. Per questo è fondamentale comunicare. Dire e far capire che si può non sprecare».

Fonte: ilSole24Ore.it 

 
Joomla SEO powered by JoomSEF

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Chiudendo questo banner, acconsenti all’uso dei cookie Per saperne di più sui cookies leggi la nostra cookies policy.

Accetto i cookies da questo sito.

EU Cookie Directive Module Information