N. 3 del 07 Marzo 2008 PDF Stampa E-mail
DIPENDENTI DEL COMUNE DI ROMA PIU’ ASSENTEISTI D’ITALIA? SICURAMENTE NO E VI SPIEGHIAMO PERCHE'.
Dopo l’articolo in prima pagine di un noto quotidiano, ove si riportava la notizia che negli enti locali l’assenteismo cresce del 10% e ai dipendenti del Comune di Roma spetta la palma dei più assenteisti d’Italia con ben 39 giorni l’anno di assenza, si è scatenata una campagna mediatica, che ha posto sul banco degli accusati il personale capitolino.
Ad avviso di Quadrinet Pa tali affermazioni non corrispondono alla realtà, per una serie complessa di ragioni che brevemente proveremo a spiegare.
Certamente tale evento ha determinato non solo un grave danno all’immagine dei dipendenti del Comune di Roma ma soprattutto all’intera città, che viene nuovamente dipinta come capitale del non lavoro e di tutti i luoghi comuni negativi, che negli anni passati l’avevano afflitta e che adesso come spettri sembrano voler ritornare al presente.
Ricordiamo che questa Associazione, già in passato ha sostenuto con vigore l’esistenza del problema dell’assenteismo e della scarsa produttività di parte dei pubblici dipendenti, chiedendo all’Amministrazione Comunale di Roma di cambiare i sistemi di selezione, ad esempio degli incaricati di posizione organizzativa o di introdurre subito istituti di controllo esterni all’operato dei dipendenti comunali delle fasce apicali, senza tuttavia ottenere risposte positive.
Fatte queste premesse, proviamo ad esporre in modo sintetico quali sono a nostro avviso, le cause dell’assenteismo nel settore degli Enti Locali, in particolare del Comune di Roma.
CAUSE DELL’ASSENTEISMO NELLA PA E SPECIFICATAMENTE NEGLI ENTI LOCALI
Nel corso degli anni ’90 la PA italiana è stata oggetto di numerosi interventi legislativi di riforma che, a vari livelli (assetto istituzionale, semplificazione, trasparenza, rapporto di lavoro), hanno cercato di innovarla e migliorarla.
Il processo riformatore si è però andato progressivamente esaurendo fino ad arrivare al biennio 2000-2001, quando si è registrato anche uno stop al decentramento delle funzioni e delle risorse verso gli enti locali.
Questi che negli anni ’90 avevano conosciuto un grande risveglio ed erano stati il motore del cambiamento della PA italiana, hanno visto ridursi progressivamente le risorse trasferite, sono stati oggetto di politiche di blocco delle assunzioni e di forte contenimento della spesa per le retribuzioni.
Sarebbe pertanto necessario rendere note anche le classifiche delle retribuzioni dei dipendenti pubblici, che vedono quelli degli Enti Locali, ed in particolare dei Comuni, assolutamente ultimi rispetto ai colleghi di tutti gli altri comparti del pubblico impiego, tra i quali spiccano quelli di Senato, Camera, Quirinale, Banca d’Italia ed Autority varie.
Non a caso in questi anni uno dei freni al processo di decentramento previsto dal D.lgs. 112/98, dalla legge costituzionale n.3/2001 e da altre norme, è stata la resistenza dei dipendenti delle strutture centrali dello Stato a trasferirsi presso le Amministrazioni Locali, per via del rilevante divario economico.
Se fossero disponibili i dati, sarebbe utile fare una statistica a livello nazionale dei processi di mobilità fra enti, al fine di poter verificare il saldo algebrico tra quanti dipendenti si spostano volontariamente dagli Enti Locali verso le strutture centrali dello Stato e quanti da queste vanno invece verso i Comuni.
Altro aspetto è la tipologia del lavoro svolto negli Enti Locali, che per la gran parte dei dipendenti è a stretto contatto con i cittadini, con tutte le difficoltà che ciò comporta, in un rapporto con categorie non sempre di facile ascolto, soprattutto in tante realtà dove l’emarginazione, la criminalità ed il disagio sono diffusi e a volte anche minacciosi dell’incolumità personale. 
Questi aspetti di contatto diretto con i cittadini e anche con gli immigrati, che vengono a vivere in Italia, e frequentano poi gli sportelli dei Comuni, nelle realtà di diverse strutture centrali sono assenti.
Per i quadri e i dirigenti degli enti locali vi è poi la rilevante difficoltà quotidiana di confrontarsi con un groviglio normativo ed una piramide normativa spaventosa ed in continua variazione, che li sovrasta, formata dalla normativa comunitaria, dalle leggi e i regolamenti nazionali, le leggi e i regolamenti regionali, i regolamenti provinciali ed in fine i propri regolamenti, oltre alla variegata e prolifica giurisprudenza italiana….
Dove sono finiti i progetti di semplificazione normativa degli anni ’90, di cui nessuno oggi sembra avere memoria?
La semplificazione normativa avrebbe aiutato non solamente i cittadini e le imprese ma anche la vita quotidiana dei dipendenti dei comuni, che sono chiamati a conoscere e ad applicare la predetta montagna normativa.
Altro aspetto, importante come leva motivazionale e di attaccamento alla propria organizzazione, è la mancanza di benefit aziendali, che in diverse strutture della PA centrale non mancano e sono molto presenti nelle aziende private. 
CAUSE DELL’ASSENTEISMO AL COMUNE DI ROMA
39 giorni di assenza media per dipendente comunale sono un macigno. Sono veri? Come è potuto accadere? Sono le domande che i molti dipendenti capitolini onesti che lavorano quotidianamente si stanno ponendo in questi giorni.
Si tratta di ragioni che risalgono alle politiche adottate verso il personale degli ultimi anni dall’Amministrazione Comunale.
Partiamo da un aspetto apparentemente marginale, che tuttavia è indicativo del clima interno: nel corso degli ultimi anni il Comune di Roma ha compiuto uno sforzo poderoso per aumentare il numero dei posti negli asili nido, per rispondere ad una domanda dei cittadini largamente superiore all’offerta pubblica, tanto da favorire la realizzazione degli asili anche presso altre strutture pubbliche, come la Regione Lazio, Ministeri, ecc..
Tuttavia, proprio il Comune si è dimenticato dei propri dipendenti, che non sono riusciti ad ottenere alcun asilo nido aziendale, ne a vedersi riconosciuta anche una piccola riserva di posti in quelle strutture ove essi stessi lavorano, magari con la beffa di non riuscire ad inserire i propri figli a causa del reddito “elevato”. 
In conseguenza di ciò le dipendenti donne, che hanno figli piccoli tendono ad assentarsi con maggiore frequenza…
Proprio ciò che le altre PA pubbliche hanno cercato di evitare con gli asili nido aziendali.
I dipendenti capitolini non hanno poi alcuna minima agevolazione per se e i propri familiari, per l’ingresso presso i musei capitolini e le altre strutture museali comunali, che sono visitate ogni anno da milioni di turisti.
Una responsabilità rilevante spetta quindi ai contratti integrativi aziendali, che nel corso degli anni hanno conosciuto una significativa parabola. Nel 1995 il Comune di Roma fu la prima PA italiana ad introdurre la settimana lavorativa corta con due giornate di orario prolungato compensate economicamente e il giovedì del cittadino, con l’apertura diffusa al pubblico degli uffici.
Le indennità del salario accessorio previste per i dipendenti comunali, vertevano sulla priorità di remunerare gli orari e la presenza in servizio nel corso della settimana ed in alcuni giorni in particolare (martedì e giovedì), oltre all’erogazione dei buoni pasto ferreamente collegata al rispetto della presenza oraria minima nella giornata e nella mattina, quando gli sportelli sono più affollati. 
Tutto ciò era poi accompagnato da progetti di produttività per obiettivi metropolitani, che incentivavano l’impegno dei dipendenti con il combinato disposto della presenza effettiva e la verifica reale del raggiungimento dei risultati.
I risultati furono positivi, contemporaneamente furono adottate politiche di formazione, che coinvolsero la gran parte dei dipendenti, avviati piani di carriera con lo svolgimento regolare di selezioni interne ed iniziative volte a farli sentire fortemente coinvolti nell’ambito delle politiche e dei progetti aziendali.
A partire dal 2001 questi istituti contrattuali sono stati progressivamente aboliti o svuotati da numerose deroghe ed eccezioni.
A ciò si sono quindi accompagnati i tagli finanziari alla formazione del personale (sempre largamente lontana dall’1% previsto dal CCNL), la riduzione dei percorsi selettivi interni, l’invarianza dei buoni pasto fermi ad una cifra oggi modestissima, il blocco delle indennità di posizione organizzativa da ben sei anni, quando all’epoca della loro istituzione nel 2002 erano già inferiori ai massimali previsti dal CCNL del 31.3.1999.
Tuttavia l’aspetto che ha contribuito a determinare un forte sentimento di disaffezione dei dipendenti comunali dall’Amministrazione Comunale, è stato il ricorso rilevante nel corso degli ultimi anni, alle collaborazioni esterne, alle consulenze, ai contratti a tempo determinato per figure di cosiddetta alta specializzazione e all’assunzione di dirigenti a tempo determinato, collocati nelle più importanti posizioni di comando.
Tutti elementi che hanno fornito ai più la sensazione che l’Amministrazione non avesse fiducia nei propri dipendenti e non volesse avvalersi del loro contributo, come se fosse stata indifferente allo loro presenza od assenza al lavoro.
COME MAI I DIPENDENTI DELLE ALTRE PPAA SEMBRANO ESSERE PIU’ VIRTUOSI?
Nel 2005 il Dipartimento del Personale del Comune di Roma svolse uno studio comparativo sulle ore lavorate e le assenze dei dipendenti di una serie di altre grandi PP.AA..
Da questo studio, non pubblicato, si evinceva che i dati delle assenze comunicati da alcune P.A. erano lacunosi.
Infatti, le P.A. che dispongono di un sistema informativo del personale e della rilevazione presenze/assenze sono ancora oggi probabilmente poche, ciò determina il fatto che le Amministrazioni che hanno investito di più nelle tecnologie e dispongono di sistemi informativi ed organizzativi, che rilevano effettivamente dati attendibili, come il Comune di Roma, diventano poi vittime paradossali della propria efficienza nel rilevare i dati delle assenze.
Sembrerebbe infatti che svariate P.A. non rilevino le presenze in modo automatizzato, come prevede una legge del 1991 e forse non riescono a farlo in modo capillare e senza esclusioni. 
Mentre nel Comune di Roma i dirigenti timbrano dal 1996 il cartellino in entrata e in uscita, in molti altri enti ciò non avviene od avviene con il meccanismo della timbratura unica, che non fornisce notizie sull’orario effettivamente lavorato.
Da una lettura dei dati pubblicati sorge quindi il fondato sospetto che in diverse PPAA, apparentemente virtuose, le presenze/assenze non vengano adeguatamente rilevate.
Al riguardo sarebbe opportuno che qualcuno spieghi come mai note Aziende Ospedaliere di livello nazionale, non siano risultate essere tra quelle P.A. dove è forte l’assenteismo, visto che solo di recente sono riuscite a conoscere, dopo appositi studi, il numero dei dipendenti di cui effettivamente dispongono e ai quali però pagavano lo stipendio ogni mese…
CONSIDERAZIONI FINALI. QUALI RICETTE CONTRO IL FENOMENO DELL’ASSENTEISMO?
I dati pubblicati non sono evidentemente del tutto attendibili e i dipendenti del Comune di Roma non sono i più assenteisti, certamente i “metri” di raccolta ed elaborazione dei dati dell’assenteismo sono diversi da ente a ente e quindi già solo per tale ragione scarsamente comparabili; duole pensarlo ma probabilmente vi sono amministrazioni pubbliche che comunicano dati lacunosi ed incompleti, forse proprio allo scopo di nascondere il fenomeno dell’assenteismo, magari per non perdere preziosi incentivi economici sulle retribuzioni e soprattutto per non danneggiare come enti la propria immagine.
Quali le possibili ricette per contrastare il fenomeno dell’assenteismo?
1) Ridurre drasticamente consulenze ed assunzioni a tempo determinato;
2) Maggiore semplicità: meno norme e più chiare senza troppe interpretazioni che le rendano incerte ed inapplicabili.
3) Adeguare le retribuzioni dei dipendenti degli Enti Locali a quelle degli altri comparti del pubblico impiego;
4) Erogare il salario accessorio sulla base della verifica del merito;
5) Investire nella formazione in modo continuo e non episodico, anche attraverso il bilancio delle competenze come strumento di carriera;
6) Introdurre controlli esterni periodici per i Dirigenti e i Quadri.
 

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