News del 16 Aprile 2012 PDF Stampa E-mail

Parlamento: trasformato in legge il decreto-legge in materia di semplificazione e sviluppo

Pubblica Amministrazione: arriva il permesso di soggiorno elettronico

Attualità: Tassa di soggiorno per turisti in 480 comuni

Pubblica Amministrazione: Per i Comuni costi e problemi non prevedibili

Pubblica amministrazione: Sui contratti decentrati l'ente decide anno per anno

Attualità: criteri ambientali per la PA
Pubblica Amministrazione online: gli italiani non si fidano 

 

Parlamento: trasformato in legge il decreto-legge in materia di semplificazione e sviluppo

Sul Supplemento Ordinario n. 69 della Gazzetta Ufficiale n. 82 del 6 aprile 2012 il Parlamento ha pubblicato la legge 4 aprile 2012, n. 35, di conversione del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, recante «Disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo.».  

Per quanto riguarda la materia del lavoro, le implementazioni di maggior interesse sono le seguenti: 

  • Ai cittadini extracomunitari non verranno più richiesti i certificati per le procedure connesse alle leggi sull’immigrazione (permessi di soggiorno, ricongiungimenti familiari, ecc.). Saranno le amministrazioni ad acquisire d’ufficio la prescritta documentazione. La disposizione entrerà in vigore dal primo gennaio 2013.
  • A partire dal primo gennaio 2014 nella pubblica amministrazione saranno utilizzati "esclusivamente" i "canali e i servizi telematici" compresa la "posta elettronica certificata".
  • Semplificazioni per le imprese
  1. Meno oneri per partecipare alle gare d’appalto, con la Banca dati unica le amministrazioni potranno consultare un fascicolo elettronico della documentazione d’impresa ed effettuare i controlli sul possesso dei requisiti senza richiedere la documentazione alle imprese. Il risparmio stimato per le pmi è di circa 140 milioni all’anno.
  2. viene soppresso l’obbligo di predisporre e aggiornare il documento programmatico sulla sicurezza (DPS) che rappresenta un adempimento meramente superfluo. Restano comunque ferme le misure di sicurezza previste dalla normativa vigente. Il risparmio stimato per le PMI è di circa 313 milioni di euro all’anno.
  3. Non sarà più necessario la licenza di polizia per sensali e “intromettitori”; le autorizzazioni di polizia non avranno più durata annuale ma triennale (nei casi in cui non è prevista dalle norme vigenti una durata maggiore); non sarà più necessario avvisare l’autorità di polizia per organizzare manifestazioni sportive con carattere educativo.
  4. Si autorizza il Governo a emanare appositi regolamenti di delegificazione che prevedano il coordinamento e la programmazione dei controlli stessi da parte delle amministrazioni per evitare duplicazioni e sovrapposizioni che possano recare intralcio al normale esercizio delle attività imprenditoriali.
  5. Confermato l'obbligo per le amministrazioni di acquisire d'ufficio le certificazioni antimafia. Le certezze pubbliche saranno garantite senza complicazioni per le imprese.
  6. Potenziati compiti cabina regia agenda digitale. Tra questi:
  • § la realizzazione delle infrastrutture tecnologiche per servizi digitali in settori chiave quali la mobilità, il risparmio energetico, il sistema educativo, la sicurezza, la sanità, i servizi sociali e la cultura;
  • § il potenziamento delle applicazioni di amministrazione digitale (e‐government) per il miglioramento dei servizi ai cittadini e alle imprese;
  • § la promozione della diffusione di architetture di cloud computing per le attività e i servizi delle Pubbliche Amministrazioni e l'infrastrutturazione per favorire l'accesso alla rete internet in grandi spazi pubblici collettivi quali scuole, università, spazi urbani e locali pubblici in genere.

Fonte: dplmodena

Nell’area documenti Quadrinet: Il testo delle Semplificazioni

Pubblica Amministrazione: Per i Comuni costi e problemi non prevedibili

Una dilazione in tre rate costerà almeno 5 milioni in più al sistema della finanza comunale ma, soprattutto, aumenterà la confusione contabile e i problemi di liquidità. Certo, limitandosi ai problemi strettamente del gettito, con un tasso di tesoreria che normalmente si aggira sul'Euribor più 0,50, quei 4,5 miliardi attesi per giugno, se venissero tagliati in tre fette da servire a giugno, luglio e agosto, costerebbero qualcosa: la prima nulla, la seconda 1,57 milioni e la terza 3,15 milioni alle finanze locali. Ma se i versamenti non fossero così vicini, se per esempio gli adempimenti venissero fissati a settembre e novembre i costi complessivi supererebbero gli 11 milioni. Ma per Guido Castelli, sindaco di Ascoli Piceno e responsabile Anci per la finanza locale, il discorso è decisamente più complesso: «La sensazione che abbiamo è quella che chi ha pensato questi emendamenti non conosca le dinamiche di alimentazione della spesa degli enti locali: la cassa non è un'idea virtuale, ma la possibilità di vivere». Già la possibilità di differire il saldo al 16 dicembre crea problemi ai municipi, se poi aggiungiamo le rate, prosegue Castelli, «rischiamo di aumentare il grado di compromissione degli bilanci e di andare in anticipazione di cassa: per far fronte alle spese correnti dovremo chiedere al sistema bancario liquidità, con un'ulteriore compromissione.

Per noi la cassa è vita, per altre amministrazioni centrali, che agiscono in termini di competenza, il problema è sentito diversamente. Le nostre giacenze sono tutti presso la Banca d'Italia e non possiamo neppure trattare con il tesoriere i tassi, anzi già il fatto di chiedere denaro fa scattare delle penalità, anche se non dipende da noi». Senza contare che i flussi di cassa che cambiano hanno effetti imprevedibili: il 40% della spesa va in personale e dall'Imu arriva il 20%, quindi per pagare puntualmente gli stipendi il mancato gettito in queste dimensioni può veramente creare problemi.

In effetti, si assiste a una situazione curiosa: sono ancora in corso gli aggiornamenti di un tributo nuovo come l'Imu e sono quasi 4 mesi che la stragrande maggioranza dei comuni vive in esercizio provvisorio. Questo vuol dire che possono fare solo spese corrispondenti a 1/12 della spesa dell'anno precedente. «Navighiamo a vista – chiosa Castelli - e ci mancano risorse e certezze».

Un altro tema, evidenzia Castelli, è la sensazione che a fine anno si dovranno fare conti sui 21 miliardi di gettito previsto: «Ma ci chiediamo: se ci dovesse essere una differenza importante tra stime e gettito reale, per esempio perché molti cittadini potrebbero anche sbagliare nelle dichiarazioni, senza fraudolenza, e il 20 dicembre dovessimo fare i conti con nuove sorprese?».

Ieri, intanto, è uscito sulla Gazzetta ufficiale il Dm dell'economia che aggiorna ai fini Imu i valori dei fabbricati delle imprese di categoria catastale D.

Fonte: Sole24Ore

 

Pubblica amministrazione: Sui contratti decentrati l'ente decide anno per anno

Sulla contrattazione decentrata ogni anno fa storia a sé. Per una annualità, l'ente può decidere di seguire la strada tracciata da Brunetta e adottare un atto unilaterale per risolvere l'empasse della contrattazione decentrata; per l'anno successivo, la stessa amministrazione può ritornare al tavolo con le organizzazioni sindacali, pur avendo ancora aperta la vecchia trattativa. Questa, in sintesi, la posizione della Funzione Pubblica, espressa con nota del 6 marzo scorso, protocollo 9738, in risposta al quesito posto dal Comune di Marcellina, in provincia di Roma.

Per il 2010 l'ente non era riuscito a raggiungere un accordo con i sindacati e quindi aveva proceduto ai sensi dell'articolo 40, comma 3-ter, del Dlgs 165/2001, a liquidare «in via provvisoria» il trattamento accessorio. Il Comune si chiedeva cosa fare nel 2011, e in particolare se potesse riprendere le relazioni sindacali per stipulare il contratto decentrato per il 2011.

Nella risposta la Funzione pubblica avalla il comportamento tenuto dal Comune, evidenziando come già la circolare 7 del 13 maggio 2010 dello stesso Dipartimento aveva affermato l'immediata applicabilità dell'articolo 40 citato. Ma avverte che, nel provvedimento in cui si dà atto che viene intrapresa la strada della unilateralità, dopo aver evidenziato gli sforzi per raggiungere l'intesa, si devono anche «chiaramente» indicare i motivi di interesse pubblico che hanno determinato questa scelta. In secondo luogo, Palazzo Vidoni raccomanda all'ente di proseguire, la trattativa per raggiungere comunque l'accordo anche per il 2010, in quanto l'atto unilaterale ha valenza provvisoria. Quindi, il datore di lavoro deve farsi parte attiva convocando periodicamente le organizzazioni sindacali per arrivare a un accordo.

Sulla legittimità dell'atto unilaterale si deve esprimere l'organo di revisione, che dovrà porre attenzione «al rispetto dei criteri di meritocrazia ed al perseguimento dell'obiettivo di una maggiore produttività».

Tutto ciò, però, non pregiudica le sorti del 2011, per il quale si ritorna ai blocchi di partenza.

Ma se dal punto di vista giuridico la questione può apparire semplice, non lo è sotto il profilo delle relazioni sindacali. I sindacati chiederanno di riunire le due annualità, mentre l'amministrazione ha tutto l'interesse a tenerle separate. Il mancato accordo anche per il secondo anno diventa un'ipotesi del tutto probabile, con il ricorso ad un nuovo atto unilaterale. Insomma, la situazione può incancrenirsi, senza via d'uscita.

Fonte: Sole24Ore

 

Pubblica Amministrazione: arriva il permesso di soggiorno elettronico

È tutto pronto per l’introduzione, in via sperimentale, del permesso di soggiorno elettronico (Pse), basato su un decreto interministeriale che sarà valutato prossimamente dal Ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, e che porterà la firma del Ministro dell’Economia e del Ministro della Pubblica Amministrazione Filippo Patroni Griffi.

Il permesso di soggiorno elettronico potrebbe essere introdotto già dall’inizio della prossima estate, rispondendo alla necessità di uniformarsi alle direttive della UE. Sarà il Poligrafico dello Stato a produrre il documento elettronico, che sarà avviato inizialmente nella sola provincia di Viterbo ed esteso a tutti gli immigrati appartenenti a qualsiasi fascia d'età, compresi i bambini con meno di 12 anni (per i quali sarà gratuito).

I Pse è una carta plastificata dotata di un microchip che contiene le generalità del cittadino immigrato, comprese foto e impronte digitali, monitorate dalla Polizia scientifica. Le informazioni saranno lette anche dal Cen (Centro elettronico nazionale del Ministero dell’Interno), mentre a rilasciare il permesso di soggiorno saranno le questure locali.

Non mancano, tuttavia, le polemiche riguardo il nuovo Pse, inerenti soprattutto all’assenza della banda ottica come stabilito dal dipartimento di Pubblica Sicurezza: la banda d’argento incisa a laser, infatti, è considerata troppo costosa ma sono in molti a sostenere che ha rappresentato finora una garanzia contro la contraffazione, analogamente a quanto avviene negli USA con la celebre Green Card.

L’introduzione del Pse sembra raccogliere in ogni caso diversi pareri positivi, che sottolineano come si riducano notevolmente i tempi di attesa e i disagi per i cittadini stranieri, nonché una maggiore semplificazione delle procedure da parte delle autorità preposte al controllo dei permessi.

Fonte: dpl modena

Attualità: Tassa di soggiorno per turisti in 480 comuni

Per molti turisti che hanno soggiornato fuori porta nel weekend di Pasqua 2012 non è una novità, mentre per molti altri l’amara sorpresa arriverà durante i ponti del 25 aprile e del 1 maggio: sono infatti in continua crescita i comuni italiani che applicano la tassa di soggiorno, balzello municipale che deve essere versato da coloro che pernottano nelle strutture turistico ricettive.

La tassa di soggiorno è stata introdotta a partire dal 2011, precisamente all’interno del decreto sul federalismo municipale, tuttavia inizialmente ad applicare l’imposta sono stati solo pochi Comuni (Venezia, Roma, Firenze, Padova, Vieste, Villasimius): allo stato attuale, invece, le amministrazioni comunali che hanno deciso di avvalersi di questa possibilità e tassare i turisti sono circa 480. La tassa può essere riscossa solo nei Comuni capoluogo di Provincia e nei Comuni inclusi negli elenchi regionali delle località turistiche o città d'arte, e secondo un'indagine della Uil Servizio Politiche Territoriale il raggio di azione dell’imposta è destinato a estendersi ancora di più.

«Una moltitudine dei cosiddetti Comuni turistici stanno ricorrendo a questa tassa, introdotta dal precedente Governo, che sta infiammando il dibattito tra favorevoli o contrari in tante località.»

Come funziona la tassa di soggiorno turistico? Fermo restando che i Comuni hanno la facoltà di aumentarla di anno in anno, l’imposta può essere una tariffa fissa per notte oppure può variare a seconda del livello di classificazione della struttura: stelle (alberghi e campeggi), chiavi (residence), spighe (agriturismi). Solo per fare un esempio, a Firenze alloggiare in un albergo costa da 1 euro a 5 euro per notte, mentre pernottare in un agriturismo da 1 euro a 3 euro, e in un B&B da 1 euro a 2 euro.

Il Segretario Confederale Guglielmo Loy illustra la posizione della Uil a proposito della tassa di soggiorno nel turismo, che dovrebbe essere veicolata a favore dei cittadini:

«La Uil non è contraria a priori a questa imposta, purché essa sia propedeutica a disegnare un fisco locale più equo. Infatti, se è finalizzata a un abbassamento della pressione fiscale dell'addizionale comunale Irpef o per attenuare l'impatto tariffario dei servizi pubblici locali per i residenti, ben venga. Tra l'altro con questa imposta, che si prefigura come una vera e propria tassa di scopo, si potrebbe creare, soprattutto in quelle località ad alto impatto turistico, quel circolo "virtuoso" in grado di mettere in moto l'occupazione locale attraverso investimenti nelle opere infrastrutturali turistiche. La nostra impressione è che invece ci si stia incamminando da tutt'altra parte, come dimostrano i recenti aumenti delle aliquote dell'Imu, della Tassa sui rifiuti e delle varie addizionali: il timore, dunque, è che questa imposta serva, soltanto, per non far piangere le casse dei Comuni.»

Fonte: pubblicaamministrazione.net

 

Attualità: criteri ambientali per la PA

Il Ministero dell’Ambiente ha stabilito i criteri ambientali fondamentali da inserire nei bandi pubblicati dalla Pubblica Amministrazione, finalizzati all’acquisto di servizi energetici per gli edifici: gli appalti pubblici dovranno infatti attenersi alle regole stabilite dal D.M. 7 marzo 2012, che determina le caratteristiche base per far si che i servizi di illuminazione e riscaldamento, come anche quelli di raffreddamento, siano definiti ecosostenibili.

Gli appalti pubblici dovranno quindi essere sempre più green anche secondo quanto stabilito dalla UE, che attraverso la Strategia Europa 2020 impone alle Pubbliche Amministrazioni di contribuire alla salute pubblica e alla tutela ambientale.

Il D.M. 7 marzo 2012, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 74 del 28 marzo 2012, illustra i criteri ambientali minimi da inserire nei bandi di gara tenendo conto di quanto stabilito dal Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della pubblica amministrazione, ovvero (Green Public Procurement).

L’obiettivo è quello di favorire gli appalti verdi e fare in modo che, entro il 2012, il 50% dei servizi forniti agli enti pubblici sia caratterizzato dal basso impatto ambientale. Tra i criteri che le ditte appaltatrici devono seguire ci sono il risparmio energetico, la riduzione delle emissioni climalteranti, il miglioramento del processo di trasformazione di energia primaria in energia utile, il miglioramento del processo di utilizzo dell’energia, la riduzione dell’uso delle risorse naturali, la riduzione degli impatti ambientali lungo l’intero ciclo di vita di prodotti e servizi, lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili.

Fonte: pubblicaamministrazione.net

 

Pubblica Amministrazione online: gli italiani non si fidano

Dialogare con la Pubblica Amministrazione non piace agli italiani, o meglio, solo il 14% dei consumatori ha utilizzato i servizi offerti dal Web per comunicare con gli enti pubblici. Ad affermarlo è un’indagine condotta dall'Istat in collaborazione con il Dipartimento per la digitalizzazione e innovazione tecnologica (Ddi) nel 2011, che ha verificato in che modo gli utenti utilizzino le risorse di e-government in continua crescita.

I dati si riferiscono sia alle imprese sia ai cittadini privati, ancora abbastanza restii a comunicare con la Pubblica Amministrazione attraverso Internet: per il 34% degli utenti, infatti, è molto difficile rapportarsi con il mondo virtuale e la preferenza è ancora rivolta alle persone fisiche.

Ci sono tuttavia alcune differenze a livello regionale, tanto che è il Nord Italia a essere maggiormente popolato da internauti disposti a relazionarsi con la PA in modo telematico, accettando di buon grado tutte le innovazioni introdotte progressivamente per semplificare le pratiche amministrative. Il Sud e le isole, invece, sono caratterizzati da percentuali di navigazione decisamente più basse.

Va meglio per quanto riguarda le imprese, infatti il 58% delle aziende di mercato e il 49% dei commercianti al dettaglio ha ammesso di utilizzare i canali online per sbrigare pratiche e certificazioni. I servizi più usati sono i certificati medici e la posta elettronica certificata (Pec), mentre sembra che molti utenti continuino a non usufruire della fatturazione elettronica.

Fonte: pubblicaamministrazione.net

 
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