Newsletter del 13 giugno PDF Stampa E-mail
  • Corruzione nella PA: per gli statali scatta il divieto di ricevere regali
  • Pensioni: arriva il decreto per 65 mila esodati 
  • Pubblica Amministrazione: il DURC deve essere sempre acquisito d'ufficio dalla amministrazione interessata    
  • Pubblica Amministrazione: Quote rosa, più donne nelle giunte locali per battere la crisi
  • Pubblica Amministrazione: chiarimenti sul divieto di richiedere certificati già in possesso della PA
  • Ministero Economia: presentati i decreti che sbloccano i crediti delle imprese nei confronti della Pubblica Amministrazione 
  • INPS: assegno per il nucleo familiare, nuovi livelli reddituali per il periodo 1° luglio 2012-30 giugno 2013 
  • Attualità: Gli introiti 2012 da autovelox restano ai sindaci

 

Corruzione nella PA: per gli statali scatta il divieto di ricevere regali

Per gli statali scatta il divieto di accettare regali, compensi o favori in cambio di servizi: lo ha deciso il Governo approvando l’articolo 1 contenuto nel disegno di legge anti corruzione, che adesso passa al vaglio del Senato. Con 502 si e 2 no, il disegno di legge introduce alcune novità importanti per i dipendenti pubblici, al fine di contrastare il fenomeno della corruzione nella Pubblica Amministrazione.

Il Governo ha infatti accolto, sebbene con alcune modifiche, un emendamento presentato dal deputato Udc Pierluigi Mantini e relativo al divieto per i funzionari della PA di ricevere qualsiasi tipo di "compenso” extra per l’espletamento di una mansione o di un servizio.

«Divieto per tutti i dipendenti pubblici di chiedere o accettare, a qualsiasi titolo, compensi, regali o altre utilità, in connessione con l'espletamento delle proprie funzioni o dei compiti affidati, fatti salvi i regali d'uso, purché di modico valore e nei limiti delle normali relazioni di cortesia.»

Il disegno di legge introduce anche l'Autorità Nazionale per contrastare i casi di corruzione nella PA, come anche l’attuazione di un Piano di prevenzione da applicare in tutti i settori pubblici. La proposta di Mantini prevedeva, tuttavia, l’estensione del divieto anche agli amministratori, nello specifico sindaci e assessori, tuttavia il Ministro Filippo Patroni Griffi ha ritenuto opportuno rimandare questa decisone al Governo, respingendo anche la mozione che proponeva di fissare un tetto massimo non superiore ai 300 euro per i regali "d’uso”.

«Quello dei dipendenti pubblici non è un mercato perché ci sono regole diverse. Mi auguro però che qualcosa di simile a quello fatto per i dipendenti privati, relativamente alla possibilità di licenziare, sia inserito nella delega anche per i dipendenti pubblici. Patroni Griffi ha questa delega, noi siamo in contatto, stiamo lavorando insieme: non vogliamo ci siano difformità di trattamento tra pubblico e privato.»

Le sigle sindacali, tuttavia, non ci stanno, tanto da sottolineare come una equiparazione tra pubblico e privato dovrebbe essere applicata in merito al rinnovo dei contratti di lavoro, piuttosto che ai licenziamenti. Esemplare il commento del responsabile Settori pubblici della Cgil Michele Gentile:

«Un auspicio del genere, espresso per lo più in una fase di gravissima crisi economica, è il segno di come il Ministro non abbia chiaro il titolo del suo ministero: è a capo del dicastero del lavoro e non certo dei licenziamenti.»

Le dichiarazioni di Elsa Fornero («La spending review sarà tostissima, ci sarà un taglio fortissimo della spesa pubblica e degli sprechi») rappresentano quindi l’ennesimo motivo di scontro tra Governo e sindacati, mentre lo stesso Ministro ha anche chiarito alcuni punti chiave della spending review, che sarà caratterizzata da estremo rigore in tutti i settori della PA.

Fonte: pubblicaamministrazione.net

 

 

Pensioni: arriva il decreto per 65 mila esodati

Per 65 mila esodati è in arrivo un decreto ministeriale che consentirà l’accesso alla pensione secondo le regole in vigore prima della riforma voluta da Elsa Fornero: un testo, diviso in otto articoli, che porta le firme del Premier Mario Monti e dallo stesso Ministro del Welfare.

Saranno solo una parte degli esodati presenti sul territorio nazionale, quindi, a beneficiare del decreto, mentre dovranno ancora attendere gran parte dei lavoratori che, allo stato attuale, non percepiscono alcun reddito e non hanno diritto alla pensione: un popolo di esodati che potrebbe arrivare a 300 mila unità secondo quanto stimato dalle sigle sindacali, mentre l’Inps ne ha contati 130 mila. Per tutti questi, in ogni caso, il Governo lascia aperto uno spiraglio per il futuro.

«Il Governo è consapevole che il provvedimento non esaurisce la platea di persone interessate alla salvaguardia come, in particolare, i lavoratori per i quali sono stati conclusi accordi collettivi di uscita dal mondo del lavoro e che avrebbero avuto accesso al pensionamento in base ai previgenti requisiti, a seguito di periodi di fruizione di ammortizzatori sociali.»

Chi sono i lavoratori beneficiari del decreto sule pensioni?

25.590 sono soggetti in mobilità ordinaria, 3.460 in mobilità lunga, 17.710 arrivano dai fondi di solidarietà, 10.250 sono prosecutori volontari, 950 sono lavoratori esonerati, ai quali si aggiungono 150 genitori in congedo al fine di prestare assistenza ai figli disabili, 6.890 persone che hanno stipulato accordi di incentivo all'esodo.

Fonte: pubblicaamministrazione.net

 

Pubblica Amministrazione: il DURC deve essere sempre acquisito d'ufficio dalla amministrazione interessata 

Il Ministero per la Pubblica Amministrazione e la semplificazione ha emanato la circolare n. 6 del 31 maggio 2012, con la quale fornisce chiarimenti sull'ambito di applicazione dell'articolo 40, comma 02, d.P.R. n. 445 del 2000 (Disposizioni legislative in materia di documentazione amministrativa). In particolare conferma che le disposizioni in materia di decertificazione si applicano anche al Documento di regolarità contributiva (DURC), che però deve essere sempre acquisito d'ufficio dalla amministrazione interessata.

Nell’area documenti Quadrinet: la circolare n. 6 del 31 maggio 2012

Fonte: dpl modena

 

Pubblica Amministrazione: Quote rosa, più donne nelle giunte locali per battere la crisi

Si parla spesso di riequilibrio delle rappresentanze di genere nei consigli e nelle giunte degli enti locali e nei consigli regionali: Rossana Mori, sindaco di Montelupo Fiorentino; Simonetta Rubinato, deputata del Pd e sindaco di Roncade, provincia di Treviso; Alessia Morani, assessore alla Pubblica istruzione della Provincia di Pesaro; Daniela Gasparini, sindaco di Cinisello Balsamo sono state intervistate da Legautonomie.

Più donne nelle giunte e nei consigli degli enti locali. E' questo il risultato della votazione che l'8 maggio scorso ha visto approvare alla Camera dei deputati la proposta di legge per una maggiore rappresentanza femminile anche nei Comuni italiani. Il provvedimento è stato votato a larga maggioranza (372 sì, 21 no e 48 astenuti quasi tutti del partito della Lega Nord) ed è arrivato proprio alla vigilia delle amministrative, che hanno visto i comuni andare al voto con una scarsa rappresentanza femminile, sia nelle liste elettorali che tra le elette. La proposta di legge, presentata l’11 maggio del 2010 recepisce sei testi precedentemente presentati sulla stessa materia che vedono una presenza trasversale tra i primi firmatari, non solo a livello politico. Insomma, donne e uomini uniti per un maggiore equilibrio delle rappresentanze di genere. Ora il testo è all’esame del Senato.

Secondo il testo della proposta di legge, gli statuti degli enti locali dovranno definire entro sei mesi dal varo finale del testo, norme volte alla promozione di pari opportunità tra i sessi nelle giunte e negli organi collegiali nonchè degli enti, aziende ed istituzioni da essi dipendenti. Vengono previste misure promozionali dell'equilibrio dei sessi nell'accesso alle cariche elettive, agli organi esecutivi ed agli uffici pubblici.

Nei comuni più piccoli (fino a 5.000 abitanti) è prevista una misura minima di garanzia in base alla quale nelle liste dei candidati per le elezioni dei consigli deve essere assicurata la rappresentanza di entrambi i sessi. Nei comuni con popolazione compresa tra 5.000 e 15.000 abitanti, si introduce una quota di lista, in virtù della quale nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura superiore ai due terzi. In caso contrario, la commissione elettorale cancellerà i nomi dei candidati appartenenti al genere più rappresentato, procedendo dall'ultimo della lista.

Una misura particolarmente significativa riguarda poi le preferenze di genere: sarà possibile esprimere due preferenze per i candidati a consigliere comunale. In tal caso, però, una deve riguardare un candidato di sesso maschile e l'altra un candidato di sesso femminile della stessa lista, altrimenti è previsto l'annullamento della seconda preferenza. Gli stessi principi valgono anche nei consigli dei comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti. Il testo approvato stabilisce poi che, nel rispetto del principio di parità di genere, l'atto di nomina delle giunte comunali e provinciali garantisca la presenza di entrambi i sessi.

Il problema delle quote rose non riguarda solo l'Italia e non riguarda solo la politica. Nei mesi scorsi il commissario alla Giustizia dell'Unione Europea, Viviane Reding, aveva sollecitato le aziende a nominare più donne nei propri uffici, fino ad arrivare a una quota del 40 per cento. Il nostro Paese, stando agli ultimi dati disponibili, con una presenza pari al 6,7% fa meglio solo di Cipro, Malta, Ungheria, Lussemburgo e Portogallo. In testa alla classifica la Finlandia (27,1%). Per quanto sarà irraggiungibile?

“Avere un riferimento normativo può aiutare le donne ad avere un ruolo in una società che secondo me ha molto bisogno del punto di vista femminile”. La pensa così Rossana Mori, sindaco di Montelupo Fiorentino. 'Soprattutto in una situazione come quella attuale abbiamo bisogno di idee nuove, di una certa pragmaticità che è una dote estremamente presente in quasi tutte le donne. Non a caso anche il governo Monti ha una significativa presenza femminile in ruoli chiave e non nei soliti dedicati alla famiglia, al welfare'. Qualche perplessità, però, su un provvedimento che arriva dall'alto invece che essere espressione di un vero cambiamento culturale: 'Il fatto di imporre quote rosa- aggiuge il sindaco- non significa non tenere conto del merito, una 'discriminante' che deve essere applicata anche al mondo maschile. Ovviamente sarebbe stato indice di maggiore civiltà, intelligenza e maturità non dover arrivare a questa soluzione normativa. Però credo che il ricambio possa passare per qualche forzatura normativa. Forse è stata anche colpa delle donne e della loro minore competitività: spesso hanno accettato di essere meno rappresentate e rappresentative perché non interessate alla gestione del potere ma piuttosto a mettersi a disposizione di un progetto'.

Ma è davvero così difficile per una donna accedere a dei posti di rappresentanza negli enti locali? 'Se il partito che le sostiene lo fa con l'obiettivo di eleggerle a classe dirigente- spiega Mori- le donne hanno tantissimi argomenti per presentarsi agli elettori e fare presa. Il fatto di presentare una donna, di lasciarla parlare agli elettori, sicuramente dà un maggior senso di vicinanza alle problematiche dei cittadini, di questo sono convinta. Come sono convinta che in una società come quella attuale, improntata all'immediatezza, le donne possiedono uno strumento eccezionale anche di comunicazione: devono razionalizzare i tempi, non possono girare intorno all'obiettivo senza colpirlo. Tutto questo trasforma le donne in un ulteriore freccia all'arco della politica. Purtroppo però, va anche detto che le poche donne arrivate a essere davvero rappresentative spesso hanno poi assunto i comportamenti degli uomini. E' sbagliato, perché dobbiamo far valere le nostre caratteristiche e non puntare all'omologazione. C'è ancora un po' di strada da fare, ma se guardiamo anche all'Europa notiamo che dove c'è stato un vero cambiamento è stata scelta una donna'.

Il vero problema, semmai è quello della gestione dei tempi. 'Quelli della politica sono improntati alle necessità espresse dai maschi. Mentre le donne, continuando a farsi anche carico delle situazioni familiari, non possono avere troppo tempo a disposizione e soprattutto le questioni che riguardano l'organizzazione di riunioni nelle tarde ore della sera. Però credo che questo non possa rappresentare un limite perché dove abbiamo la capacità di decidere possiamo dire che le riunioni si fanno in un orario che ci consenta di tornare a casa e occuparci della famiglia. Ovviamente bisogna anche cambiare la mentalità di chi ci sta intorno: capire che c'è un maggiore bisogno di flessibilità, di divisione dei compiti domestici. Ma alla fine c'è soddisfazione nel capire che con le nostre scelte possiamo incidere in positivo sulla qualità della vita dei cittadini che amministriamo. Ne vale la pena spenderci un po' di tempo...'.

'Un incentivo purtroppo necessario' per le donne. Così Simonetta Rubinato, deputata del Pd e sindaco di Roncade, in provincia di Treviso, intervistata sul provvedimento normativo che assume una grande importanza in Italia, rimasta indietro rispetto agli altri Paesi europei per quel che riguarda la partecipazione femminile. 'Non si tratta di imposizione dall'alto- spiega il sindaco- ma di un incentivo che si rende purtroppo necessario, soprattutto in certe aree del Paese, visto che la parità di genere fa fatica ad affermarsi anche in campo politico. Poiché la questione femminile è un tema di equità e di giustizia, oltre che un importante tema per lo sviluppo economico, con queste norme la democrazia non arretra, ma avanza'.

Sono molte però le voci, anche femminili, che esprimono perplessità e vedono nelle cosiddette 'quote rosa' un modo per scavalcare il principio del merito e ridurre la presenza delle donne in posti strategici a una semplice questione di numeri. 'Le donne- obietta Rubinato- rappresentano oltre la metà della popolazione italiana e tutta una serie di indicatori ci dicono che studiano e sono brave. Non ci sarebbe neanche motivo di parlare di questo argomento, se non fosse che sulla loro effettiva partecipazione siamo parecchio indietro. In ogni caso le donne che saranno elette negli enti locali non saranno imposte: anche con la possibilità della doppia preferenza saranno scelte con il voto degli elettori e quindi serve che siano persone valide e stimate. Quanto alla loro nomina in Giunta, mi chiedo: gli assessori maschi oggi vengono scelti davvero solo sulla base di merito e competenza?'.

Piuttosto, per le donne il vero problema resta quello di conciliare i vari impegni quotidiani, dalla vita familiare a quella professionale. Insomma, il modello donna multitasking non è facile da portare avanti, soprattutto se mancano collaborazione e politiche dedicate. 'Al contrario degli uomini, molto spesso le donne ai vertici hanno rinunciato alla famiglia o comunque non ce l’hanno. Non deve essere così e proprio per questo è necessaria anche una maggiore rappresentanza politica femminile, che dovrebbe essere un obiettivo della democrazia sulla base dei criteri della competenza e della neutralità di genere. Se le donne hanno capacità riescono, in ogni campo, e quindi anche in quello politico. Il problema- conclude Rubinato- è semmai che bisognerebbe creare le condizioni sul piano familiare di dare loro le stesse opportunità che oggi hanno gli uomini, soprattutto in termini di servizi sociali'.

“Riguardo alla questione delle quote rosa penso personalmente che in un Paese avanzato non dovrebbe servire un provvedimento che prevede legislativamente la rappresentanza dei generi” spiega Alessia Morani, assessore alla Pubblica istruzione della Provincia di Pesaro, e aggiunge: “Purtroppo, però, in Italia, vista la bassa rappresentanza a tutti i livelli delle donne, credo sia necessario che si preveda un meccanismo che consenta una forte iniezione di donne in tutte le istituzioni locali e nazionali”. Il problema italiano, prosegue Morani “è fondamentalmente di natura culturale che può essere facilmente riscontrato in altri ambiti oltre quello politico, un esempio su tutti riguarda le carriere professionali delle donne (a parità di titoli le donne percepiscono una retribuzione più bassa e i ruoli apicali sono occupati per la stragrande maggioranza da uomini)'.

La Camera ha licenziato un provvedimento importante sul ‘bilanciamento’ della presenza femminile… 'L'approvazione di questo testo è importante perchè segna un piccolo passo avanti per riuscire a colmare il gap di rappresentanza femminile nelle istituzioni, sarebbe stato forse più coraggioso prevedere la parità nei generi. In provincia la giunta è composta da 8 assessori di cui 2 donne (Pd), il consiglio è composto da 30 consiglieri e vede presenti 6 donne (4 Pd e 2 Pdl)'.

La presenza delle donne in politica e nelle istituzioni può essere una grande opportunità in questo momento di grave crisi politica, sociale ed economica del paese? “Le donne possono portare un vento di forte novità attraverso un modo di interpretare il bene comune diverso che ha una prospettiva differente da quello dei nostri rappresentanti uomini. Essere donna nelle istituzioni significa introdurre prassi e metodi nuovi, significa spostare il punto di vista nelle questioni, significa dare un altro ordine di priorità nelle politiche pubbliche, significa mettere a disposizione la concretezza e il talento delle donne per il paese. Forse non saremmo in questa situazione se ci fossero state più donne nei ruoli chiave e nelle stanze dei bottoni'.

L'onorevole Crosetto del Pdl si è detto pronto a pagare di tasca sua una diaria a Nicole Minetti purchè si dimetta dal ruolo di consigliere regionale… “Quella vicenda ferisce tutte coloro che si impegnano in politica sacrificando affetti e lavoro. Francamente la diaria la darei a quelle donne che lavorano nei centri anti-violenza e nelle associazioni che si occupano dei bambini malati. Per il resto lascio decidere al suo partito di appartenenza'.

"A partire dagli anni Sessanta abbiamo vinto numerose battaglie per i diritti civili, acquisendo diritti e parità fondamentali e guadagnandoci la libertà con continui sacrifici e lotte quotidiane. Oggi questo percorso non si è concluso, va avanti, deve proseguire, senza facili scorciatoie, per tutte noi". Così Daniela Gasparini, sindaco di Cinisello Balsamo, intervistata sull’integrazione di genere nel lavoro e nelle istituzioni Italiane.

"Il punto di vista femminile è essenziale nel buon governo- spiega Gasparini-, nella mia giunta è stata rispettata l’assoluta parità tra uomini e donne nell’assegnazione degli assessorati, per me era una condizione essenziale a cui non avrei mai potuto rinunciare. Essere donna assicura un approccio particolare alla gestione della cosa pubblica, e credo che possa fare ancora la differenza."
E se nell'Italia dei 'nativi digitali', c'e' chi pensa sia un po' anacronistico parlare ancora di quote rosa, il sindaco di Cinisello Balsamo non ci sta e taglia corto: "Purtroppo le donne fanno ancora fatica a ricavarsi uno spazio nella politica, abbiamo conquistato in realtà un ruolo nella società in un tempo molto recente, basta pensare che fino al 1948 le donne non avevano nemmeno il diritto di voto. Le cosiddette 'quote' rappresentano una modalità per 'forzare il sistema' affinché si abbia realmente la parità di genere nella rappresentanza politica, non averla significherebbe depotenziare il sistema stesso perdendo una grande occasione per un miglioramento e rimanendo dunque con una società 'monoculturale'. Si tratta a mio parere di misure necessarie con, però, una temporalità precisa".

Infine una riflessione sulle cronache recenti, sulle 'olgettine', sulle intercettazioni, su delle ragazze che sembrano pronte a tutto pur di avere potere e notorieta': "Ricordo la mia partecipazione alla prima manifestazione nazionale 'Se non ora quando', ero tra i relatori che salirono sul palco di Milano in Piazza Castello. Ho firmato anche l’appello lanciato dalla Cgil Lombardia denominato 'Mobilitiamoci per ridare dignità all’Italia'. Non si può restare in silenzio di fronte al degrado e alla deriva dell’etica pubblica cui una certa classe dirigente sta condannando l’Italia. E’ necessario lanciare un segnale forte, di condanna e soprattutto di presa di coscienza. E lo dico da donna che si è sempre battuta, nel movimento femminista prima, e all’interno dei partiti poi, per l’uguaglianza e il rispetto dei diritti delle donne".

Fonte: legautonomie.it

 

 

 

Pubblica Amministrazione: chiarimenti sul divieto di richiedere certificati già in possesso della PA  

La circolare n. 5 del 23 maggio 2012, emanata da il Ministero per la Pubblica Amministrazione e la semplificazione, con la quale fornisce alcuni chiarimenti sull'ambito di applicazione dell'articolo 40, comma 02, d.P.R. n. 445 del 2000 (Disposizioni legislative in materia di documentazione amministrativa). In particolare sull'applicabilità ai certificati rilasciati per l'estero e a quelli da depositare nei fascicoli delle cause giudiziarie.

Nell’area documenti Quadrinet: la circolare n. 5 del 23 maggio 2012

Fonte: dpl modena

 

Ministero Economia: presentati i decreti che sbloccano i crediti delle imprese nei confronti della Pubblica Amministrazione 

Il Ministero dell'Economia e delle Finanze ha presentato, a Palazzo Chigi, i 4 decreti che sbloccano i crediti delle imprese nei confronti della Pubblica Amministrazione.

Il pacchetto di interventi obbliga, per la prima volta, gli enti pubblici a certificare gli eventuali crediti vantati dalle imprese per forniture e appalti. La certificazione si ottiene compilando e inviando un semplice modulo allegato ai decreti; entro 60 giorni l'amministrazione è tenuta a rispondere (in caso di inerzia, verrà nominato un commissario ad acta che produrrà la certificazione).

La certificazione potrà essere utilizzata per compensare debiti iscritti a ruolo alla data del 30 aprile 2012 per tributi erariali, regionali o locali, ma anche per quelli nei confronti di INPS o INAIL; per ottenere un'anticipazione bancaria (eventualmente anche assistita dalla garanzia del Fondo Centrale di Garanzia); per cedere il proprio credito.

Fonte: dpl modena

 

INPS: assegno per il nucleo familiare, nuovi livelli reddituali per il periodo 1° luglio 2012-30 giugno 2013 

Con la circolare n. 79 del 8 giugno 2012 l'INPS comunica che a decorrere dal 1° luglio 2012 sono rivalutati i livelli di reddito familiare ai fini della corresponsione dell'assegno per il nucleo familiare alle diverse tipologie di nuclei.

Nell’area documenti Quadrinet: La Circolare n. 79 del 8 giugno 2012

Fonte: dpl modena

 

 

Attualità: Gli introiti 2012 da autovelox restano ai sindaci

La partita sarà ancora lunga, anche se è iniziata due anni fa. La devoluzione di metà dei proventi delle multe per eccesso di velocità agli enti proprietari delle strade, prevista a luglio 2010 dalla riforma del Codice della strada (legge 120/2010, articolo 25), slitta all'anno prossimo, nonostante l'emendamento all'ultimo decreto fiscale (decreto legge 16/2012) che puntava a superare subito lo stallo in cui si era caduti. Lo ha chiarito martedì scorso, 5 giugno, una nota interpretativa dell'Anci, che riprende ufficialmente le considerazioni che informalmente circolavano nelle settimane scorse in ambienti ministeriali. E nel frattempo la normativa potrebbe ulteriormente cambiare: nemmeno l'attuale formulazione risolve i problemi tecnici e pratici che sinora hanno impedito di attuare la devoluzione.

Le intenzioni di partenza erano buone: garantire più fondi agli enti proprietari delle strade per la messa in sicurezza di queste ultime. Ma era subito emerso che ciò avrebbe fatto desistere molti Comuni dai controlli di velocità su strade di loro proprietà, data la decurtazione degli introiti. Peraltro, con questo meccanismo anche lo Stato avrebbe dovuto girare a Regioni ed enti locali gli incassi relativi ai controlli delle forze di polizia nazionali su strade regionali, provinciali e comunali. In seguito, ci si è anche accorti che dei proventi non avrebbe potuto beneficiare l'Anas: l'articolo 25 escludeva l'applicazione della devoluzione alle strade in concessione, che – a una ricognizione giuridicamente approfondita – sono risultate essere non solo le autostrade, ma anche le statali.

Infine, sono sorti vari dubbi pratici su come attuare la devoluzione: per esempio, la norma non chiariva se le somme da considerare nel conteggio dei proventi da devolvere fossero quelle effettivamente incassate (e, se sì, se dovessero essere conteggiate in base al criterio di cassa o a quello di competenza) oppure al totale teorico derivante dalle infrazioni accertate (quindi, al lordo dei mancati pagamenti e dei ricorsi vinti dai trasgressori).

Nessuno di questi nodi è stato sciolto dall'emendamento al decreto legge 16/2012, che ha semplicemente fissato un termine perentorio di 90 giorni per emanare il decreto ministeriale attuativo, decorso il quale la devoluzione sarebbe entrata ugualmente in vigore.

La forzatura non teneva conto del fatto che l'articolo 25 della legge 120/2010 stabiliva comunque l'applicazione della devoluzione solo a partire dall'esercizio finanziario successivo all'entrata in vigore della norma. La nota Anci della settimana scorsa puntualizza quindi che la devoluzione parte dal 2013. Se ne deduce che l'obbligo di rendiconto al ministero delle Infrastrutture connesso al nuovo sistema (si veda la scheda sotto) scatta dal 2014 (per i proventi 2013). Sono quindi inutili i rendiconti spediti da alcuni Comuni al dicastero (anche perché sono cartacei, mentre dovranno essere telematici, per poter poi essere effettivamente controllati).

Nel frattempo, al ministero si lavora a una norma completamente nuova, che elimini tutte le carenze dell'articolo 25. Una bozza sarebbe pronta da mesi, ma non avrebbe trovato spazio nelle discussioni parlamentari sulle leggi approvate nel frattempo. Tra le ipotesi sul tappeto c'è anche l'abolizione della devoluzione e l'obbligo per il ministero dell'Economia di girare all'Anas i proventi delle infrazioni accertate da organi di polizia statali.

Fonte: ilSole24Ore.it

 
Joomla SEO powered by JoomSEF

dal 16 gennaio 2006

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Chiudendo questo banner, acconsenti all’uso dei cookie Per saperne di più sui cookies leggi la nostra cookies policy.

Accetto i cookies da questo sito.

EU Cookie Directive Module Information