Attualità: La classifica dei comuni "Rinnovabili" PDF Stampa E-mail
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Secondo Legambiente, quasi tutti hanno almeno un impianto che produce energia pulita.

Il 94% degli 8.000 comuni italiani si è attrezzata con almeno un impianto che produce energia (elettrica o termica) da fonti rinnovabili; 20 comuni, poi, sono rinnovabili al 100%. Sono questi i dati più interessanti che emergono dal rapporto Comuni Rinnovabili 2011, stilato da Legambiente e che riguarda i progressi nell'adozione di impianti "verdi" nella nostra penisola.

A guidare la classifica delle cittadine più virtuose ci sono Morgex, in provincia di Aosta, e Brunico, in provincia di Bolzano. Il primo s'è dotato di un impianto a biomasse con una potenza termica di 9 MWatt, utilizzato per il teleriscaldamento, mentre il secondo ha due impianti (uno a biomasse, l'altro a biogas) da 1,5 MWatt. Guardando il quadro nazionale, si scopre che vi sono oltre 200.000 impianti "puliti", per l'energia elettrica o il riscaldamento, distribuiti su tutto il territorio: si va da quelli idroelettrici a quelli fotovoltaici, da quelli geotermici a quelli che usano biomasse e biogas. Il comune in cui si fa maggiormente uso del fotovoltaico è Bellino, in provincia di Rovigo: la media è di 58,4 MWatt prodotto in questo modo ogni 1.000 abitanti; per trovare l'eccellenza nel solare termico occorre rivolgersi invece a Torre San Giulio (in provincia di Cuneo), dove l'installato è pari a 2.140 metri quadrati ogni 1.000 abitanti (ben oltre gli obiettivi dell'Unione Europea, che parlanod i 264 metri quadrati ogni 1.000 abitanti).

Leggendo il rapporto si scopre anche che 221 comuni sono completamente autonomi dal punto di vista energetico, dato che producono più energia di quanta ne consumino. "Queste esperienze" - spiega Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente - "dimostrano come le fonti rinnovabili sono oggi tecnologie affidabili, su cui è possibile costruire un modello energetico più moderno, efficiente e pulito".

Per questo, Legambiente chiede "un impegno preciso in questa direzione, a cominciare da una modifica al Decreto Romani che ha di fatto frenato e tolto ogni certezza agli investimenti, introducendo un tetto alla crescita delle rinnovabili e una revisione degli incentivi che complica gli interventi".

Fonte: zeusnews 

News del 4 Aprile 2011

 

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