Attualità: Regole a misura Ue per i rottami di vetro PDF Stampa E-mail
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Sono in vigore dal 31 dicembre scorso i criteri europei che stabiliscono quando il rottame di vetro destinato a produrre sostanze od oggetti di vetro attraverso la rifusione cessa di essere rifiuto e diventa prodotto. I criteri sono oggetto del Regolamento (Ue) 1179/2012 del 10 dicembre 2012 (Guue 11 dicembre n. L 337) e, dopo quella relativa ai rottami metallici (Regolamento Ue 333/2011) rappresentano la seconda attuazione della disciplina relativa al "end of waste", introdotta dall'articolo 6, direttiva 2008/98/Ce sui rifiuti. Per consentire alle imprese di conformarsi ai nuovi criteri, il regolamento sarà applicabile in tutta Europa dall'11 giugno 2013.

Il tutto, analogamente ai metalli, si fonda su un sistema di gestione teso a dimostrare la conformità ai criteri dettati dal Regolamento, come certificata da organismi di valutazione conformi al Regolamento (Ce) 765/2008 o verificatori ambientali accreditati o abilitati in base al Regolamento (Ce) 1221/2009. Anche per il vetro, dunque, si conclude l'annosa "querelle" che da più di un decennio contrappone imprese e pubblica amministrazione nell'ascrivere o meno al rottame di vetro la natura di rifiuto. Il «produttore» non è chi genera o usa il bene di vetro e che produce i relativi rifiuti, ma il detentore che cede rottami di vetro «che hanno cessato di essere considerati rifiuti». Quindi, in pratica, il produttore contemplato dal regolamento è il gestore dell'impianto di recupero rifiuti il quale, poiché nel suo impianto opera in omaggio al nuovo regolamento, produce "non rifiuti" da avviare ai forni di rifusione delle vetrerie per la produzione di sostanze od oggetti di vetro. Pertanto, questi "non rifiuti" non saranno soggetti alle regole di gestione e tracciabilità previste per i rifiuti (registri di carico e scarico, formulari, autorizzazioni al trasporto, allo stoccaggio e al recupero). Esclusi dal nuovo sistema il vetro da rifiuti urbani indifferenziati o da rifiuti sanitari e i rifiuti pericolosi.

Fonte: il Sole 24 Ore

 

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