Attualità: Ue, scatta il visto elettronico. Via al controllo digitale delle impronte PDF Stampa E-mail
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E' attivo da oggi il sistema di visto elettronico per l'ingresso nei paesi dell'area Schengen, che controlla automaticamente le impronte digitali ed i tratti somatici delle persone che si presentano alle frontiere dello spazio comune. Il Vis (Visa Information System) - questo il nome del sistema - è operativo nei consolati dei paesi dell'area Schengen in Nordafrica: Algeria, Egitto, Libia, Mauritania, Marocco e Tunisia.

Successivamente sarà attivato nei consolati del Medio Oriente (Israele, Giordania, Libano e Siria) quindi a quelli dei paesi del Golfo (Afghanistan, Bahrein, Iran, Iraq, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita, Emirati arabi e Yemen) ed entro due anni tutti gli oltre 2.500 consolati nel mondo saranno collegati al database europeo.

''Da oggi in poi - ha detto il commissaria europea per gli Affari interni, Cecilia Malmstroem - gli stranieri che vogliono visitare l'Unione europea beneficeranno di un sistema più chiaro, preciso e trasparente per la concessione dei visti. Il sistema permetterà anche di emettere e verificare i visti in un modo più sicuro''.

Il Vis è di fatto un database, il cui centro principale ha sede a Strasburgo con backup a Sankt Johann in Pongau (Austria), nel quale saranno registrati i dati di tutti i richiedenti visto. Le guardie di frontiera potranno verificare in tempo reale la coincidenza tra i dati elettronici presenti sul passaporto e quelli della persona che si presenta fisicamente davanti ai loro. I dati saranno in comune tra tutti paesi dell'area Schengen, limitando così al minimo la possibilità di falsificazione dei passaporti.

Lo sviluppo del sistema Vis è costato 135 milioni di euro e sette anni di lavoro (dal 2004 al 2011). Tutto sarebbe dovuto essere pronto già due anni fa, ma il ritardo - come ha spiegato il portavoce della commissaria Malmstroem - è determinato da problemi tecnici del fornitore esterno dei sistemi tecnologici.” Un ritardo che, però, gli ha comportato una penale da 7,6 milioni di euro.

Fonte: corrieredellecomunicazioni.it

 

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