Sanità: Regioni a caccia dei costi standard per governare il moloch della spesa sanitaria PDF Stampa E-mail
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Regioni a caccia dei costi standard per governare il moloch della spesa sanitaria. Nella conferenza i governatori metteranno ufficialmente nel mirino il Patto per la salute, che si annuncia come la vera manovra per il Ssn, uscito indenne dai tagli della legge di stabilità. Ma non solo. Perché parallelamente al Patto, sarà decisiva proprio la partita dei costi standard, con un percorso ancora tutto da compiere e che potrebbe aver bisogno di una modifica legislativa, con ogni probabilità da inserire proprio nella legge di stabilità all'esame del Senato.

I nodi del Patto: farmaci, medici, ospedali

Il Patto-salute sarà la cartina di tornasole del cambio di rotta in preparazione per la sanità pubblica, che per andare in porto dovrà portare all'intesa finale tra Governo e regioni. Le regioni, del resto, al termine dei propri tavoli tecnici, hanno già elaborato una serie di modifiche, o quanto meno di proposte di modifica, destinate a segnare profondamente il governo del sistema sanitario pubblico, e dunque a incidere profondamente sui fattori di spesa. A partire dagli ospedale, con la potatura di migliaia di posti letto e la chiusura-riconversione degli ospedaletti, incidendo anche sulle case di cura convenzionate. Altre partite allo studio: i farmaci e le farmacie. Per i primi si pensa di incidere sul Prontuario, fino a restaurare la norma cancellata dal "decreto Balduzzi" dell'anno scorso con la revisione secondo criteri di costo-efficacia, e a lanciare le gare in equivalenza terapeutica tra principi diversi. Mentre per le farmacie spunta la voglia delle regioni di estendere la regola della distribuzione "per conto" – da parte delle farmacie per le strutture pubbliche – decisamente meno remunerativa per i farmacisti titolari di esercizio.

Guerra alle lobby

E non solo. Altre due capitoli scottanti riguardano i medici. Per quelli di famiglia è in ballo la riapertura del dossier delle cure h24, rimaste al palo dopo le enunciazioni del "decreto Balduzzi". Per i medici del Ssn, invece, tra le novità in arrivo c'è anche l'eliminazione (valida anche per il personale non medico) dell'accesso "obbligato" alla qualifica dirigenziale, alla quale si potrebbe dover accedere solo dopo un concorso ad hoc.

Quanto basta per far tremare tutte le categorie e i mondi che compongono l'universo della sanità italiana. Anche perché di mezzo, col Patto, c'è la ridiscussione del ruolo delle Università e dei Policlinici onnivori, la speranza di rilanciare la ricerca, la voglia di spuntare le unghie a lobby grandi e piccine che da sempre navigano con alterne fortune nel mare magnum del Ssn.

Lorenzin in trincea: riforma subito

Ma la partita dei costi standard è intanto quella politicamente dirimente. Da un lato perché c'è chi – le tre regioni a trazione leghista del Nord: Lombardia, Piemonte e Veneto – ne fa una bandiera ideologica, anche ben oltre i risultati che il sistema degli standard potrà realisticamente produrre, quanto meno nel breve periodo. Dall'altro perché non sarà semplice piegare le resistenze del Sud e delle regioni sotto schiaffo per i disavanzi plurimiliardari, tanto più quando è stato dimostrato che l'eccesso di tagli sta mettendo seriamente in pericolo l'accesso alle cure per milioni di italiani, proprio nelle regioni in piano di rientro dall'extra deficit.

L'approccio ai costi standard è ormai ineludibile

Ma, resistenze o meno, è chiaro che l'approccio ai costi standard, è ormai ineludibile. Anche solo in forma più soft. Non è un caso che ancora ieri il ministro della Salute abbia rilanciato: «I costi standard vanno subito applicati, senza allungamenti di tempi», ha dichiarato Beatrice Lorenzin. Non perdere tempo, insomma, è la parola d'ordine. Con l'obiettivo di arrivare alle riforme – Patto e costi standard – entro Natale. Sempreché il Governo arrivi a mangiare il panettone.

Fonte: ilSole24Ore.it

 

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