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Pubblica Amministrazione: Due incognite sui pagamenti |
Pubblica Amministrazione |
La forte determinazione degli enti locali a sfruttare il decreto sblocca debiti (Dl 35/2013) si scontra con dubbi e nodi applicativi che frenano la risposta veloce, tanto attesa dai fornitori.
Il primo dubbio per Province e Comuni (questi ultimi comprendono tutti gli enti soggetti al patto) è la ricostruzione dei debiti di parte capitale alla data del 31 dicembre 2012, per i quali la norma sembra indicare due fattispecie: la prima, relativa ai debiti certi liquidi ed esigibili e, una seconda, relativa a quelli per i quali sia stata emessa fattura o richiesta equivalente di pagamento entro la stessa data di fine 2012. Ci si chiede come interpretare la «richiesta equivalente di pagamento entro il 31 dicembre 2012». Altra questione attiene alla presenza di debiti verso enti pubblici, organismi e società partecipate. Una volta ricostruito il totale dei debiti di parte capitale al 2012, un altro intoppo riguarda l'ammontare degli «spazi finanziari» da richiedere entro il 30 aprile, ai fini dell'esclusione dai vincoli del patto. Esclusione che nel complesso vale 5 miliardi, di cui 4,5 assegnati entro il 15 maggio e la restante quota entro il 15 luglio. Non è chiaro se gli enti possano comprendere nella richiesta anche i pagamenti già effettuati nei primi mesi dell'anno fino all'entrata in vigore del decreto oppure se debbano chiedere solo gli spazi finanziari per i debiti ancora da saldare. La prima soluzione è naturalmente più favorevole perché consente di escludere dai vincoli di finanza pubblica l'intero ammontare dei debiti capitale 2012. Il prospetto per l'invio dei dati pubblicato dalla Ragioneria sul sito, nella versione modificata (che è differente da quella apparsa inizialmente), richiede la distinzione fra appalti di lavori pubblici e altri debiti di parte capitale e, per entrambi, i pagamenti già estinti alla data dell'8 aprile 2013. Infine, è necessario indicare l'ammontare dei debiti di parte corrente (esclusi quelli per spese di personale), che però non rientrano nella norma. La distribuzione degli spazi finanziari – si legge nel prospetto – avverrà secondo la seguente priorità: prima di tutto si "esauriranno" le richieste di spazi finanziari relativi a lavori pubblici da pagare; successivamente gli spazi finanziari disponibili saranno dirottati agli altri debiti di parte capitale da pagare; seguiranno i lavori pubblici già pagati e, infine, gli altri debiti già pagati. Anche le richieste di anticipazione di liquidità, per gli enti con difficoltà di cassa, sono circondate da nebbie fitte (contabilizzazione, priorità rispetto all'anticipazione di tesoreria, restituzione anticipata). Nell'attesa del 15 maggio, data entro cui l'Economia dovrà assegnare gli spazi finanziari per ogni ente, in modo proporzionale oppure secondo criteri differenti scelti entro il 10 maggio, i pagamenti immediati sono soffocati da ulteriori ostacoli. Comuni e Province possono infatti pagare subito, ma entro il limite del 13% delle disponibilità liquide detenute presso la tesoreria statale al 31 marzo e comunque entro il 50% degli spazi finanziari richiesti (tutti?). Questo doppio limite non considera le entrate prodotte da mutui accesi per gli investimenti che sono fuori dalla tesoreria statale e si riferiscono proprio alla parte investimenti. Per ottenere l'accredito sulla piattaforma elettronica, poi, sono necessari diversi giorni, un aspetto tecnico da tener presente ai fini del rispetto del termine della scadenza del 29 aprile. È necessario che arrivino subito chiarimenti affinché la norma riesca a centrare l'obiettivo per cui è nata e soprattutto per assicurare un'applicazione omogenea; anche perché i tempi del decreto, oltre a essere stretti, sono accompagnati da tante misure punitive. Fonte: ilSole24Ore |
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