Pubblica Amministrazione: Enti locali, sbloccati 1,7 miliardi per Province e Città - Via libera al nuovo Patto di stabilità PDF Stampa E-mail
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Via libera ufficiale alla riforma del Patto di stabilità per gli enti locali e allo sblocco dei «residui perenti», vale a dire ai vecchi trasferimenti erariali che le Province e alcuni grandi Comuni non hanno ancora incassato perché i fondi venivano erogati solo quando la disponibilità di cassa scendeva troppo in basso. È doppio il risultato raggiunto dalla Conferenza Stato-Città, che segna un passo avanti importante per la definizione del quadro di finanza locale del 2015, a cui manca ancora il tassello del Fondo Tasi (la replica dei 625 milioni che circa 1.800 Comuni attendono per far quadrare i conti con fondi analoghi allo scorso anno) mentre gli amministratori locali chiedono una revisione dei tagli alle Città metropolitane.

I residui perenti. Lo sblocco dei residui perenti prova a risolvere una questione che si è sclerotizzata negli anni, e che di conseguenza nel tempo si è ingigantita ma ora offre un'importante boccata di ossigeno in particolare ai bilanci delle Province schiacciati dalla maxi-spending review da un miliardo servita dalla manovra. Le risorse in gioco sono importanti: fra parte corrente e conto capitale, Province, Città metropolitane e Comuni attendono infatti 1,7 miliardi di euro nei prossimi anni. Solo per la parte corrente, le Province aspettano circa 584 milioni che dovrebbero arrivare nel 2015, e altri 965 milioni messi in calendario da qui al 2020. Attenzione, però, non tutti sono interessati dalla novità, perché il quadro delle risorse cambia da Provincia a Provincia, a seconda di quanti trasferimenti negli anni scorsi sono stati assegnati ma non erogati: per quest'anno, la dote più alta è attesa a Palermo (98,5 milioni), seguita da Reggio Calabria (85,2 milioni) e Verona (38,1). In generale, la questione riguarda soprattutto il Sud, dove l'efficienza della spesa era minore e la cassa rimaneva spesso piena di risorse non spese: il primato spetta alla Città metropolitana di Napoli, dove da qui al 2020 sono attesi 600 milioni di euro (difficili da spendere se il Patto di stabilità resta in campo).

La riforma del Patto di stabilità. Sul versante del Patto di stabilità, l'intesa cambia le regole, "pulisce" la base di calcolo dalla spesa per trasporto pubblico locale e rifiuti e la estende a quattro anni (2009-2012) con esclusione dell'anno in cui si sono verificati i picchi di uscite. Applicando alla nuova base i moltiplicatori previsti dall'ultima legge Finanziaria, si individua l'obiettivo "lordo" del Patto di stabilità, sul quale intervengono i vari correttivi previsti dall'intesa. Prima di tutto, ogni ente dovrà scontare dall'obiettivo la quota di risorse congelata nel Fondo crediti di dubbia esigibilità, lo strumento imposto dalla riforma contabile per coprire le difficoltà nella riscossione. Proprio la riscossione, insieme alla riduzione della spesa realizzata negli ultimi anni, guidano poi gli sconti ulteriori decisi dal nuovo meccanismo per "premiare" gli enti più virtuosi.

Fonte: ilSole24Ore.it 

 

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