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Il decreto Pisanu potrebbe cadere nei prossimi giorni sotto i colpi di una proposta in Commissione Trasporti che vede uniti opposizioni e Futuro e Libertà. Così, alla Camera la maggioranza potrebbe andare sotto se volesse difendere la norma proposta dal Pdl Beppe Pisanu (quando nel 2005 era ministro degli Interni) che limita l'uso del Wi-Fi in Italia.

Un passo indietro. Il decreto Pisanu consiste in una serie di norme antiterrorismo stilate e adottate nel 2005. Una di queste coinvolge il collegamento wi-fi a Internet e impone l'identificazione di chiunque sfrutti una connessione senza fili al di fuori della sua abitazione. La norma, definita successivamente anacronistica dal suo stesso autore, viene prorogata automaticamente ogni anno impedendo di fatto il proliferare di iniziative private (bar, locali, biblioteche, catene di ristoranti e così via) che mettano a disposizione Wi-Fi libero e gratuito. La limitazione si va ad aggiungere alle altre difficoltà, di natura economica soprattutto, che l'Italia deve fronteggiare per ridurre il digital divide e mette un freno allo sviluppo tecnologico ed economico della Penisola stessa. Basti pensare a tutti i dispositivi, tablet e simili, e servizi, negozi di applicazioni ed e-book, che trovano la loro naturale declinazione in un collegamento senza fili sempre disponibile ed efficiente.

In assenza di nuove prese di posizione il decreto finirebbe anche il prossimo dicembre nel calderone del mille proroghe e verrebbe con ogni probabilità confermato per il 2011. La presa di posizione però c'è, è stata sottoscritta dai gruppi delle opposizioni e da Futuro e Libertà e sarà presentata alla Commissione Trasporti.  Dichiara l’on.le Linda Lanzilotta: "Abbiamo effettuato studi dai quali emerge che l'utilità effettiva (in termini di controllo del terrorismo, ndr) di quanto previsto dall'articolo 7 è marginale". "Abrogare la norma", tiene a precisare Lanzilotta, "non vuol dire abbassare la guardia sulla sicurezza: un conto sono le intercettazioni telefoniche, un conto il wi-fi".

Dello stesso avviso Paolo Gentiloni, responsabile Comunicazione del Partito Democratico: "L'identificazione di un terrorista può avvenire in una svariata serie di modi, come l'utilizzo della linea telefonica, e non è certo affidandosi la consegna del documento d'identità al fornitore del wi-fi che si garantisce maggior sicurezza". "Una normativa così severa", ha proseguito Gentiloni facendo riferimento al famigerato Articolo 7, "c'è solo in Italia e ostacola la diffusione di una soluzione (il Wi-Fi, ndr.) che è a portata di mano a mezzo mondo". "Vedremo come si comporta il Governo", ha aggiunto Gentiloni.

Potrebbe venirne fuori una soluzione ibrida che si tradurrebbe, se non nell'abrogazione della norma, in una semplificazione dell'identificazione di chi si connette come, ad esempio, l'utilizzo di un sms.

Fonte: Wired

 

 

News del 8 Ottobre 2010

 

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