Pubblica Amministrazione: Per i piccoli Comuni chance-fusioni PDF Stampa E-mail
Pubblica Amministrazione

IL PROGETTO

Decisa l’aggregazione con l’Anci per costituire un soggetto unico per risparmiare e garantire più peso politico ai sindaci

Su 16,6 miliardi di tagli assestati alla spesa pubblica dall’ultima legge di stabilità, «il 49% è a carico di Regioni, Province e Comuni», ma nel caso degli enti locali gli effetti della “cura” sono aggravati dagli inciampi ordinamentali, a partire dalla «evidente mancanza di coordinamento tra disposizioni e tempi d’attuazione della legge Delrio» e manovra, e dai «pasticci sul personale stanno seriamente pregiudicando l’esercizio delle funzioni delle Province, spingendole sull’orlo del default».

Parte da questo allarme l’agenda degli impegni di Legautonomie, l’associazione che riunisce circa 2.500 enti tra Comuni, Province, Regioni e Comunità montane e che ha chiuso a Firenze il proprio XIX congresso nazionale confermando come presidente il sindaco di Pisa Marco Filippeschi. È il suo mandato, definito dall’ordine del giorno approvato in chiusura dal congresso, a indicare però il dato chiave per la futura rappresentanza degli enti locali: in programma c’è infatti «la massima integrazione dei livelli politici e delle strutture tecniche nazionali e regionali» di Legautonomie e Anci, per tradurre in pratica il protocollo d’intesa firmato a Milano dalle due associazioni a novembre e arrivare a «costruire un interlocutore unico, stabile e coeso in rappresentanza dei Comuni e degli enti territoriali». L’obiettivo è duplice: «alleggerire gli oneri della rappresentanza politico-istituzionale», andando incontro alle richieste di opinione pubblica e amministratori locali fino ad arrivare a una «quota unica» di adesione, e creare un soggetto in grado di concentrare da solo il peso politico degli enti locali nella complicata fase di riforma che stanno attraversando.

Le Province sono infatti solo uno dei temi nell’agenda di queste settimane, e si affiancano alla questione delle Città metropolitane che condividono con gli enti di area vasta la super-spending da un miliardo (due miliardi nel 2016 e tre nel 2017), ma non l’alleggerimento delle funzioni. Per superare la contraddizione fra compiti in aumento e risorse in calo drastico, gli amministratori locali chiedono di rivedere la distribuzione dei tagli, e

rilanciano sull’attuazione del decreto sul federalismo regionale e provinciale (Dlgs 68/2011) che avrebbe dato nuove entrate alle Città metropolitane ma è rimasto sulla carta.

Sulle Unioni di Comuni, il Milleproroghe ha invece in serbo l’ennesimo rinvio, che secondo Legautonomie deve però essere sfruttato per far partire una effettiva «riforma dal basso», che secondo Filippeschi deve spingere verso «un riordino territoriale centrato sulle fusioni di Comuni»; in questo quadro, le fusioni dovrebbero gestire bilanci, personale, programmazione e servizi, mentre l’identità storica e la partecipazione democratica rimarrebbero in capo ai singoli municipi. Per accompagnare queste proposte Legautonomie, che l’anno prossimo festeggia il centenario, rimarrà comunque in vita come soggetto autonomo, sotto forma di Fondazione politico-culturale.

Fonte: ilSole24Ore.it 

 

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