Editoriale: con le dimissioni del Presidente del Consiglio l’Italia inizia a voltare pagina – le prime considerazione. PDF Stampa E-mail
Attualità

Con le dimissioni del Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi l’Italia inizia a voltare pagina.

Non intendiamo dare giudizi sul passato, al tempo stesso non possiamo che valutare come positivo tale evento, come ha già fatto ilo Presidente degli Stati Uniti Barak Obama.

L’Italia degli ultimi anni si era avvitata in una spirale di declino, degrado morale, economico e sociale senza precedenti ed una situazione del tessuto economico e produttivo sempre più drammatica a cui non si vedeva sbocco.

Nonostante le note peripezie giudiziarie, le polemiche, gli scandali sessuali e di ogni tipo che hanno investito il nostro ormai ex Presidente del Consiglio è di tutta evidenza, che la sua notevole forza interna al paese e non avrebbe consentito a nessuno di scalzarlo dal potere.

Il cambiamento è stato infatti determinato dall’esterno dell’Italia: dai mercati, dalla finanza internazionale e dai governi europei e statunitensi fortemente preoccupati per la pericolosissima piega presa dall’instabilità politica ed economica italiana, che avrebbe e potrebbe ancora adesso determinare un default finanziario dell’Italia, che determinerebbe reazioni a catena potenzialmente devastanti per il mondo intero, a partire dal crollo dell’euro, dal fallimento di banche, assicurazioni, fondi nazionali ed internazionali, di numerose imprese, nonché alla fine delle stesse famiglie italiane.

Il rischio di un collasso così catastrofico ed ormai imminente era così forte che le pressioni estere, palesi e non nei confronti del nostro ex Presidente del Consiglio, sono state tali da costringerlo ad un passo che di sua iniziativa o su spinta delle forze politiche e sociali interne mai avrebbe fatto.

Persino, l’auspicio delle sue dimissioni da parte della Chiesa Cattolica italiana non aveva sortito effetto alcuno.

Adesso rimangono sul terreno molti cocci ed una situazione del nostro paese veramente difficile dalla quale, se tutto andrà bene, si impiegheranno anni ad uscire con sacrifici e probabilmente con un ridimensionamento del benessere collettivo, che è già vistosamente cominciato.

Certamente, possiamo affermare tutta la nostra contentezza per la scomparsa, si spera per sempre, dalla scena pubblica del ministro della funzione pubblica Brunetta, che nel corso degli ultimi tre anni ha letteralmente massacrato la Pubblica Amministrazione e i dipendenti pubblici con una pletora di norme, il più delle volte inutili e dannose.

La Pubblica Amministrazione Italiana al centro come in periferia è a pezzi, ci vorranno molti anni ed un clima di fiducia per rimotivare i lavoratori pubblici, additati assurdamente come il male della nazione e sovente sottoposti a mobbing da una politica che ha pensato agli affari piuttosto che al bene dell’Italia.

Il candidato Presidente del Consiglio Mario Monti ha dichiarato che c’è un grosso lavoro da fare per salvare l’Italia a partire dall’eliminazione dei privilegi, trasversali a tutte le categorie sociali.

E’ quello che ci auguriamo anche noi e per questo auspichiamo che per prima la  classe politica, per dare l’esempio al paese in un momento di grande difficoltà rinunci ai propri privilegi come i loro compensi smisurati, le lucrose pensioni maturate in pochi anni, le auto blu con Maserati ed Audi superlusso, i numerosi ed eccessivi posti presenti in parlamento, dei consigli regionali, provinciali, comunali e per ogni dove essi si trovano, all’abolizione delle assunzioni a tempo determinato nella PA., ecc., ecc..

Tra le cose prioritarie da fare riteniamo che vi sia la riforma della legge elettorale che consenta ai cittadini di riappropriarsi della possibilità di scegliere liberamente i propri rappresentanti, che non devono essere nominati dalle segreterie dei partiti ma eletti liberamente in relazione alle proprie capacità e ai programmi che sapranno proporre.

Altra priorità è la salvaguardia della Pubblica Amministrazione, che dovrà essere ricostruita, reintegrata, risanata e rilanciata per creare, come è stato negli anni del boom economico 50 e 60, lo sviluppo del paese, soprattutto tenendo in considerazione quella delle autonomie locali, che costituisce la vera ossatura della nazione ed invece nonostante i proclami, le norme inutili sul cd federalismo è rimasta una cenerentola sempre più impoverita ed emarginata.

La PA deve tornare ad essere quella che negli ormai lontani decenni passati ha creato sviluppo con gli investimenti nel lavoro, nelle scuole, negli ospedali, nella solidarietà, ecc., tutti fattori che favoriscono la crescita e l’occupazione.

Lo sviluppo infatti si crea aumentando investimenti ed occupazione e non come è stato invece fatto in questi ultimi anni, con leggi che impongono la svendita dei gioielli di famiglia, la scomparsa degli investimenti pubblici e le norme per licenziare.

Le politiche economiche fatte in Italia negli ultimi anni, che hanno determinato conseguenze devastanti i cui effetti sono purtroppo in corso di sviluppo, sono quelle dei Monetaristi e della grande finanza mondiale, che come locuste già negli anni passati hanno portato alla bancarotta paesi come il Cile, l’Argentina, il Messico, ecc. ed hanno impoverito milioni di perone a vantaggio di poche migliaia sempre più ricche ed arroganti.

Speriamo che davvero cominci un’inversione di rotte anche politiche pubbliche dell’Italia.

L’argomento sarebbe lungo e lo affronteremo più avanti su queste news.

 

Commenti  

 
0 #1 Mario Laureati 2011-11-15 18:31
come professionista e dipendente della pubblica amministrazione posso solo registrare la situazione critica di chi, avendo conseguito una laurea in ingegneria, dovendosi pagare di tasca propria l'iscrizione all'albo, non può eseguire le manutenzioni di competenza come si dovrebbe per assoluta carenza di fondi e per solo per occupare un ruolo si vede denunciato penalmente e personalmente per cadute accidentali sui marciapiedi e strade; penso anche ai TECNICI DELLE ZONE ALLUVIONATE che, secondo i n/s concittadini e la magistratura, dovrebbero essere capro espiatorio di ultradecennali colpe altrui.
Siamo un paese che di fatto è al medioevo e caccia le streghe e non ha il coraggio civile di prendersi le responsabilità collettive effettive .
Dovrebbero mancarmi due/tre anni alla pensione dopo una vita di serio ed onesto lavoro: avrò, forse, un pugno di mosche mentre sento in sottofondo le risate di chi si "pappa" letteralmente il vitalizio che, penso,sommerà alla pensione.
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